Lo stregone dei dati #024
La newsletter dedicata al rapporto tra dati, informazioni e tecnologie trasformative. Per gestire l'azienda come una "data & technology company".
Sic transit gloria mundi.
Benvenuto alla newsletter de Lo Stregone dei Dati. Seguimi in questo viaggio alla ricerca del tesoro nascosto della competitività di impresa. Saranno necessari molti incantesimi per superare le prove disseminate lungo il percorso, ma non temere: quelli che sembrano sortilegi in realtà sono il risultato dell’applicazione delle tecnologie digitali all’universo di dati che ci circonda.
Sic transit
Al primo posto Apple, al terzo Microsoft. Alphabet buon quarta, con Amazon al seguito immediato; Meta chiude la classifica delle aziende digitali presenti nella top ten delle più grandi società del mondo, cinque in tutto, la metà dello schieramento1.
Solo pochi anni fa andare a dire in giro che nel gotha dei giganti sarebbero finiti 5 attori del digitale, arrivavano due signori vestiti di bianco, vi facevano indossare una camicia in stoffa rinforzata, con tutta una serie di lacci e cerniere, e vi portavano via in un albergo dotato di stanze confortevoli, senza spigoli e con i muri morbidi.
Tanto è vero che ancora nel 2010 la classifica era la seguente: Wal-Mart Stores, Exxon Mobil, Chevron, General Electric, Bank of America, Conoco Phillips, AT&T, Ford Motor, JP Morgan Vhase, Hewlett Packard. Nel 2015 era simile, con l’unica eccezione di Apple a rappresentare il digitale al quinto posto. Sembra sia passato un secolo, parliamo di pochissimi anni fa.
Non hanno fatto in tempo ad arrivare in testa al gruppo, che i digital giants sembrano già in crisi. Licenziamenti, crolli in borsa, diminuzione della crescita, addirittura cali di fatturato. Si è rotto il giocattolo? Era solo una vana fiammata? Speculazione? Oppure si tratta di una semplice pausa di riflessione, in attesa che prosegua inarrestabile la colonizzazione del mondo analogico da parte di quello digitale?
Lo Stregone si è raccolto nella sua grotta, ha guardato nella sua sfera di cristallo (in realtà è giusto il tubo catodico di un vecchio televisore rotto, si sa che sono tempi duri per gli stregoni e ci si arrangia come si può) e ha guardato nel futuro.
Dove saranno i protagonisti del digitale fra tre, cinque anni? Senza fare nomi e cognomi, che è sempre antipatico, scrutiamo nel futuro dei principali settori. Scrutiamo, scrutiamo …
Social network
Il tentativo di far girare il mondo attorno alla rete delle relazioni è ben pensato; dopo tutto, come già sosteneva l’amico e collega Aristotele, l’uomo è un animale sociale. Cosa manca? In altri mondi, in altri continenti, pare riuscire il tentativo di posizionare la rete sociale come infrastruttura centrale della vita comune, a coordinare e smistare identità, spostamenti di danaro, transazioni e accreditamento. Si tratta però di mercati fortemente regolati e con un’importante impronta statalista, che riconosce e privilegia le componenti di controllo. Qui in occidente vale il libero mercato ed espandere la propria dominanza da un ambito a un altro è tema critico e sottoposto a attento scrutinio.
L’espansione dal sociale agli altri mondi stenta e la prima conseguenza è che la gran parte dei ricavi dei social continua a venire dalla pubblicità, che non è “la” cosa; tutto petting, per così dire. Soldi veri ne girano pochi.
Se la rete sociale non riesce a diramarsi nei gangli critici della vita, la socialità stessa viene confinata a una dimensione effimera, un’influenza lieve, da parte di influencer ancor più lievi ed effimeri.
Per fare un esempio, si è pensato che i social potessero assumere la funzione di tenere informate le persone. Invece però di occupare il mondo delle news sostituendosi ai media, si è finiti per dedicarsi al pettegolezzo, al sensazionale, al fake. Tutta roba che passa, solletica, e non si ferma.
Forse si è stati troppo avidi, manipolando la timeline (vd. Lo Stregone dei Dati #023) si è tolta autenticità e a furia di sollecitare gli istinti più semplici è impossibile riconoscersi nello sbiadito io caricaturale che ci guarda dallo schermo.
E il metaverso? A giudicare dai primi, goffi tentativi, la vita è altrove.
Oroscopo: fuga in massa.
Motori di ricerca
Meglio, ma non bene.
Ormai i motori di ricerca sono la classe operaia del digitale; necessari, indispensabili, ma è passato tanto tempo dall’ultima volta in cui ci siamo eccitati per una nuova feature.
Chi li governa, saggiamente, ormai da tempo cerca altrove la strada per l’ulteriore crescita. Connettività, trasporti, biotecnologie, home automation. Sono partiti per tempo, potrebbero farcela, ma la vera domanda è se troveranno il modo di combinare il dominio digitale con quello analogico, di conciliare la loro missione tra il mestiere per cui sono nati, e quelli su cui stanno man mano investendo.
Posso anche trovare la cura per non invecchiare, ma come la metto a fattor comune con il fatto di possedere un motore di ricerca o di sviluppare e mantenere un sistema operativo per mobile? Com’è che queste cose si stimolano, si compenetrano, si completano a vicenda? Dov’è che 1 + 1 > 2?
Oroscopo: noiosa resilienza che lascerà forse spazio a un riposizionamento.
Smartphone et alii
Non li fanno più i tecnocrati arroganti di una volta! Ed è da anni che certi operatori iconici non lanciano un nuovo prodotto che faccia una qualche differenza al modo in cui viviamo. Smartwatch? Carini, un po’ scomodi, fascino zero. Dispositivi smart per controllare la casa? Già visto, già fatto. Auricolari bluetooth? Yawn.
Guardavo l’altro giorno la pubblicità di un orologino che promette di saper distinguere se la persona che lo indossa sta nuotando a dorso o a rana. Fantastico! E’ una cosa che so fare da più di cinquant’anni e mai avevo pensato di potermene vantare: corro ad aggiungerlo al mio curriculum.
C’è poi un problema di dominio. Per assicurare eccellenza tecnologica e stilistica, un sistema ha bisogno di parlare solo con sé stesso, all’interno dei confini di un insormontabile sistema operativo proprietario, e in questo trova un limite appariscente. O il mondo si converte in toto, oppure si vincola la crescita. Tanto più che si è partiti (e continuati) con prezzi inaccessibili a molti.
Se fèm? (cosa facciamo, in milanese). Finché la barca va lasciamola andare, poi si vedrà.
Oroscopo: confortevole stagnazione, a meno che non arrivi qualcosa di veramente nuovo.
E-commerce
Molto meglio, e questo fa anche un po’ paura. Articolo quinto, chi ha in mano i soldi ha vinto. Se mi pongo sul crinale dove scorrono i flussi dei dané, sono già a metà del lavoro. Se poi ho
pazienza
capacità e voglia di reinvestire costantemente
intelligenza per prendere le eccellenze maturate (logistica, gestione in remoto di sistemi complessi, capacità di leggere gusti e tendenze anche nel lifestyle) e rigiocarle su altri settori
aggressiva attenzione all’efficienza operativa (i fondamentali, fischia!)
un po’ di prudenza e sana miltà
finisce che le mele tendono a cadere tutte nello stesso canestro.
Oroscopo: ulteriore espansione, da sorvegliare.
Lezioni da imparare
Come diceva il vecchio Bill ai tempi d’oro, “Il successo è un pessimo maestro, perché porta le persone a credere che non possono perdere”.
Quando un operatore domina il mercato pensa che durerà per sempre, ma in questo mondo tutto ha un ciclo di vita.
Inoltre i mercati, e i sistemi economici, come ogni buon ecosistema, tendono a equilibrarsi e a compensare le situazioni di eccessivo dominio.
Come diceva un vecchio collega “Strategy is 20% invention, 80% execution”. Efficienza e capacità manageriale alla fine fanno sempre la differenza. La capacità di leggere il suddetto ciclo di vita, diversificare gli investimenti, trasformarsi, o semplicemente gestire con efficacia le situazioni favorevoli, sono la chiave del successo di breve medio lungo.
Tutto sommato però queste considerazioni rischiano di essere oziose. Si sa, la gloria del mondo passa. La vera domanda interessante sul futuro non è come finiranno i dominatori di oggi; ma chi saranno i dominatori di domani?
E adesso un po’ di musica
Un inno alla spensieratezza di fronte alla causalità delle cose umane, un modo diverso di pensare al futuro e al tentativo di dargli un senso.
Iconico.
Sappiamo dove stiamo andando
Ma non sappiamo dove siamo stati
E sappiamo quello che sappiamo
Ma non possiamo dire quello che abbiamo visto
Siamo su una strada verso il nulla
(le classifiche delle aziende basate sulla capitalizzazione di borsa cambiano velocemente quanto i mercati azionari; quella mostrata è comunque di pochi mesi fa)