Vampiri! Lo Stregone dei Dati #053
La newsletter dedicata al rapporto tra dati, tecnologia, aziende, persone ... e vita.
“I vampiri della finta compagnia sottraggono solitudine dopo solitudine per vincere e allo stesso tempo corroborare la loro paura del vuoto irreversibile che sono”.
(Aldo Busi)
Benvenuto alla newsletter de Lo Stregone dei Dati. Seguimi in questo viaggio alla ricerca del senso della vita digitale. Saranno necessari molti incantesimi per superare le prove disseminate lungo il percorso, ma non temere: quelli che sembrano sortilegi in realtà sono solo l’applicazione delle tecnologie all’universo di dati che ci circonda.
Non si sa mai a cosa possono servire certe nozioni nella vita. Poniamo il caso che incontriate un vampiro, cosa fate? Meglio saperlo prima, perché anche in questo caso, quando è tardi è troppo tardi. E se pensate che sia proprio impossibile, statene certi: ci sono più cose in terra e in cielo di quante ne sogni la filosofia, come diceva quel vecchio stregone di Guglielmo. Uno di cui, a proposito, si sa pochissimo, addirittura qualcuno sostiene che la famiglia venisse dalla Valtellina. Io, che l’ho ben conosciuto, potrei confermare o smentire, ma è cosa che conservo per il mio libro di memorie.
Ossessioni
Ebbene, i vampiri sono ossessionati dalla conta degli oggetti in cui si imbattono. Se dunque ne avete uno alle calcagna e state fuggendo con tutto il fiato che avete in corpo, benedirete il giorno in cui avete deciso di girare sempre con in tasca un sacchettino di riso, o di avena, o una retina.
Il vampiro non potrà evitare di fermarsi e contare i grani, o i nodi della rete; e voi intanto l’avrete fatta franca. Almeno fino alla notte successiva, perché noi possiamo dimenticarci di loro e pretendere che non esistano, ma loro non si dimenticano mai di noi e del nostro sangue delizioso.
I vampiri nelle organizzazioni
Ma certo che i vampiri esistono! Perché alla fine chi è, o meglio cos’è un vampiro?
E’ un essere che non vive del proprio sangue, della propria linfa vitale, della propria energia costruttiva, ma di quelle altrui. Ce n’è tanti nelle aziende, si aggirano per corridoi e sale riunioni, CRM, data repository e video call, succhiano la linfa vitale di chi incontrano, fanno propri idee, spunti, decisioni, le sottraggono agli altri, a sentirli parlare sembra davvero che sia farina del proprio sacco. Quanti ne abbiamo incontrati? Ne ricordo bene uno che aveva una certa influenza in azienda: per vedere realizzata un'idea mia originale, bastava suggerirgliela, porgergliela con noncuranza, buttata lì alla macchinetta del caffè. Un mattino si svegliava e la promuoveva con tutte le sue forze; devo confessare che non ho mai capito se alla fine si convincesse che l’idea fosse davvero sua, ma tant’è.
Sono soggetti incapaci di un’idea, di uno sforzo, di una risoluzione propria, che vivono di quanto promosso dagli altri e spesso sanno costruirci sopra una carriera. Sorvegliano quello che succede, si allontanano dai fallimenti e rivendicano i successi. Sanno pure fingere qualche goccia di sudore, perché anche succhiare è faticoso.
Gente da cui girare al largo: non c’è nulla da guadagnarci, tutto da perderci. Il sangue, appunto.
Un-dead
Cos’è dunque che distingue un vampiro e il suo modo di vedere la realtà? La coazione a contare. Un vampiro è un non-morto, questa è la definizione del professor Van Helsing. La sua visione della realtà è dissanguata, puramente quantitativa e perciò non-viva. Ne ricostituisce le apparenze attraverso la definizione numerica, ma non coglie la scintilla di calore che contraddistingue la vera vita. Anzi, la vita e basta.
Il sangue succhiato dalle vittime dà una temporanea sensazione di tepore ma presto subentra il freddo della bara. Un vampiro vuole contare, deve enumerare, stabilire con esattezza la geometria del creato, illudendosi di capirlo e controllarlo; già, la mania del controllo, vera nevrosi della nostra era.
E quando ben ha contato, contato e ricontato, alza la testa soddisfatto per scoprire che la sua vittima, la possibilità di una serata meno fredda e solitaria, la pur vana speranza di ricongiungersi al qualitativo, imperfetto fluire della vita, se ne è ben fuggita.
La mania del controllo genera lo scientismo e, in ambito aziendale, il tecnicismo e la teocrazia. Ed è quello che impera oggigiorno. Come nei peggiori film del terrore, i vampiri stanno subentrando agli umani, i non-morti ai morti. Agogniamo il momento in cui gelide non-creature provvederanno ai nostri bisogni vitali, quelli fisici e quelli sociali e culturali.
Sbagliandoci di grosso, riteniamo che la credenza dei vampiri sia appannaggio delle epoche buie della storia. Nulla di più sbagliato, appunto. Certo, leggende e storie sui vampiri sono sempre esistite, come i vampiri appunto; ma l’ossessione per Dracula è figlia della nostra epoca, della cosiddetta epoca dei lumi. La voce vampiro, per intenderci, è presente nel dizionario filosofico di Voltaire; e le forme di isteria collettiva per cui i cadaveri venivano disseppelliti per piantarci dentro un bel paletto di frassino hanno inizio nel XVIII secolo. Non c’è bisogno di uno Stregone, sia pur bravo, per spiegare che miti e leggende sono lo specchio della nostra anima, delle nostre speranze e delle nostre paure.
E ora … un po’ di musica
Una volta che hai deciso di uccidere, prima trasforma il tuo cuore in una pietra, e se scopri che le tue mani sono ancora disposte, allora puoi trasformare un omicidio in arte.
In realtà, non c’è bisogno di spargimento di sangue, puoi farlo con un po’ più di raffinatezza, perché è l’omicidio per numeri, uno, due, tre, è facile da imparare come l’ABC.