Uno, nessuno, centomila - Lo Stregone dei Dati #054
La newsletter dedicata al rapporto tra dati, tecnologia, aziende, persone ... e vita.
“Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti”.
(Luigi Pirandello)
Benvenuto alla newsletter de Lo Stregone dei Dati. Seguimi in questo viaggio alla ricerca del significato della vita digitale. Saranno necessari molti incantesimi per superare le prove disseminate lungo il percorso, ma non temere: quelli che sembrano sortilegi in realtà sono solo l’applicazione delle tecnologie all’universo di dati che ci circonda.
Chi siamo noi? Anzi, chi sono io? Fuori piove, l'ennesima giornata piovosa e fredda di questa primavera che non sa più riconoscere sé stessa. Neanche lei.
Davvero ci pende il naso a destra, come al Vitangelo Moscarda del romanzo di Pirandello ricordato nel titolo? Glielo fa notare la moglie un giorno, e lui non lo sapeva, aveva attraversato la vita convinto di averlo bello diritto. Una vita, prima di rendersi conto che anche negli insignificanti difetti fisici ci vediamo diversi da come ci vedono gli altri. Figuriamoci nelle cose importanti, il carattere, la personalità, i pregi e i difetti. Chi siamo davvero?
Punti di vista
La nostra identità ha principio da fattori determinati dal corredo genetico, dal paese in cui nasciamo, la famiglia, l’estrazione sociale; dopo di che cambia con il tempo, si evolve, risente degli avvenimenti e da un certo punto di vista si struttura e si consolida fino a costituire un quid riconoscibile. Natura + cultura = io me.
Diventati adulti siamo alti o bassi, magri o grassi; facciamo un certo mestiere; abbiamo una certa storia, un modo di parlare, dei gusti e delle tendenze. Ci riconosciamo e veniamo riconosciuti come portatori di un'identità, un multiforme set di fattori integrati in un’entità che chiamiamo noi stessi.
Evoluzione
Certo, ogni giorno è buono per evolversi e cambiare; ma anche per negare alcuni elementi che ci costituiscono.
C’è una differenza tra l’evoluzione che parte da un punto e arriva a un altro; e l’evoluzione tipo Pokemon, che crea qualcosa di totalmente diverso. Il bruco e la farfalla sono diversi, ma hanno lo stesso DNA. Alcuni individui invece cercano di negare quello che li costituisce, il che peraltro fa la fortuna dei chirurghi estetici.
Questo significa aprire una falla nel principio di identità. Ma cosa succede alla mia identità quando arriva il digitale?
Transizione
Il digitale, appunto.
Il primo passaggio è la transizione tra l’incontro diretto, in natura per così dire, all’incontro mediato da uno schermo. Tipo foto sui social o video call. Eravamo al 99% carbonio, idrogeno, azoto, ossigeno, fosforo e zolfo; siamo diventati pixel, zero e uno. Tutt'al più silicio.
Questo apre la strada al secondo passaggio, ci è possibile adesso creare (per così dire) un avatar che ha il compito di rappresentarci. Quelli primitivi sono figure fumettistiche, completamente diverse da noi. Quelli più evoluti sono versioni diverse del nostro io. Che scegliamo a nostro piacere.
Gli ultimissimi strumenti disponibili consentono poi di creare versioni combinatorie, scegliendo tra aspetti fisici, toni di voce, parole pronunciate, modi e gesti diversi, magari ispirati a celebrities. La mia voce, ma più profonda, come quella di Marlon Brando; il mio naso, ma più sfilato, come quello di Brad Pitt; il mio modo di parlare, ma più consapevole e autorevole, come quello di … E tutto ciò in foto e audio e video e con rassomiglianza vicinissima al reale. O reale proprio?
Il nostro io diventa un identikit che componiamo a partire da elementi precostituiti. Fantascienza? Sta già succedendo, un problema della socializzazione tra giovani è la differenza tra l’immagine che si offre di sé, opportunamente ripassata dai filtri di Instagram, e la delusione che proviamo poi quando incontriamo effettivamente quella persona.
Maschere
Le maschere ci hanno sempre affascinato, il carnevale, Venezia … Ma il fascino della maschera dipende dal gioco a rimpiattino, dal sottile confine che divide l’identità vera, che sta dietro, da quella presunta e suggerita, che sta davanti. Vediamo la maschera, ma sappiamo che è una versione diversa della realtà, che negandola la richiama.
Una maschera che non sottenda una identità, una realtà vera è solo un oggetto appoggiato nella vetrina di un negozio di souvenir.
E quando invece indosseremo caschetti per la realtà virtuale/aumentata/mista? Quando il confine si dissolverà e saremo sempre e comunque quello che di volta in volta sembreremo?
Realtà (al plurale)
Vi dico io come andrà a finire.
Dissoluzione del principio di identità. Fantastico. Io non sono più io, perché posso “scegliere” chi sono quel giorno, quell’ora, quel minuto, in un posto o in un altro.
Ho detto scegliere?!? Ma mi faccia il piacere! L’esercizio di una scelta richiede per forza di cosa la chiara identità di chi sceglie; se non possiamo scegliere noi, perché “noi” non esistiamo più, allora lo farà qualcuno al nostro posto. “Qualcuno” deciderà la moda del momento, e noi ci uniformeremo. Fantascienza? Complottismo? , Cronaca?
Che schifo i poveri! (cit.) Vi illudete che “sceglieranno” tutti allo stesso modo? Chi ha i soldi potrà comprare culi e tette ben formati; nasini “sponsored by” gli eredi di Liz Taylor (adoro!); bicipiti definiti e six pack addominali; gli altri dovranno accontentarsi. Cioè, davvero pensavate che tutto questo sarebbe venuto via gratis?
Non vi piace? Chi potrà protestare? “Chi”, voglio dire? Se non c’è più identità, non c’è volontà, non c’è dissenso, non c’è rivolta. Se non quella apparente di chi, quel giorno e quell’ora, decide di essere un rivoltoso; ma per finta.
Lo so, il mio naso è ingombrante - me lo tengo stretto. Non sono mai stato uno sportivo, e con il tempo la situazione non è che migliori - accarezzo la panciotta, e pazienza, ormai mi ci sono affezionato; non mi è mai piaciuta tanto la mia voce, ma con gli anni mi ci sono abituato e tutto sommato non la cambierei. Dopo tutto, come si dice, nella vita l’importante è piacersi; e il vostro Stregone si piace tantissimo!
E ora … un po’ di musica
Siamo tutti sulla stessa barca pronti a galleggiare oltre i confini del mondo, il nostro vecchio mondo piatto
La strada è uno spettacolo secondario, dal venditore ambulante alla ragazza all'angolo.
La vita è un carnevale.