Sei strano - Lo Stregone dei Dati #070
La newsletter dedicata al rapporto tra dati, tecnologia, aziende, persone ... e vita.
“Io sono una di quelle persone normalmente strane”.
Janis Joplin
Benvenuto alla newsletter de Lo Stregone dei Dati. Seguimi in questo viaggio alla ricerca del significato della vita digitale. Saranno necessari molti incantesimi per superare le prove disseminate lungo il percorso, ma non temere: quelli che sembrano sortilegi in realtà sono solo l’applicazione delle tecnologie all’universo di dati che ci circonda.
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Premetto (ma penso di averlo già detto) che questa newsletter viene scritta nel bene e nel male senza alcun aiuto da parte dei sistemi di AI generativa. Tutta farina (o crusca) del mio sacco, come mamma mi ha fatto.
Questo perché quando parto a scrivere non so veramente dove arriverò. Il processo di scrittura è una scoperta, mentre scrivo penso e imparo e capisco. Se chiedo a qualcun altro di scrivere per me, uomo o macchina, tanto vale. Questa la ragione per cui voglio sudare e sputare ogni parola: è un processo di efficace evidenziazione delle domande, non di efficiente produzione di risposte.
Per il resto uso ChatGPT & company quotidianamente, per una marea di utilizzi diversi. Sono velocemente entrati nella mia pratica e si avvicina velocemente il punto di non ritorno. Presto infatti passerò la soglia di metà strada tra la Terra e Marte, il punto oltre il quale tanto vale arrivare a destinazione piuttosto che tornare indietro. Insomma, non potrò più farne a meno.
Early & late adopters
Nella mia lunga vita di stregone ho assistito a parecchie rivoluzioni guidate dalla tecnologia.
Una tra tante? L’avvento dei telefonini.
All’inizio i cosiddetti “telefoni mobili” andavano installati su un’automobile, se non altro per un problema di alimentazione, ma anche di peso e dimensioni. Per usarli occorreva trovare un campo agricolo sufficientemente vasto, un orizzonte libero da rilievi naturali o edifici; fermarsi, parcheggiare, telefonare, ripartire inseguiti dal contadino. Poi apparvero apparecchi ancora enormi, tanto che adesso paiono ridicoli; ma stavano in una borsa, o in un trolley, insomma ce li si poteva portare dietro, ed era tanta roba.
All’inizio li usavano i commerciali; che hanno effettivamente un’esigenza di comunicazione in mobilità; hanno un senso del ridicolo praticamente inesistente; e approfittano di ogni occasione per farsi notare.
“Ganassa”, si dice a Milano, oppure “bauscia”; un esibizionista con una punta di arroganza. Guarda un po’ questo qui che deve sempre fare il fenomeno. Li si guardava con sufficienza, con condiscendenza, gli eroi che ostentavano il telefonone per comunicare a tutto il mondo che non potevano proprio permettersi di restare sconnessi per più di qualche minuto, per il bene proprio, dell’azienda, della nazione intera.
Strani, sembravano strani. Il resto è storia. Da tanti anni è strano chi non ce l’ha, il telefonino, lo smàrtfon.
In pochi anni si passò dunque dall’élite alla diffusione di massa: a chi prima faceva il sufficiente toccò rincorrere. Chi era privo di mattonella, tra le altre cose, era condannato a trovare sempre la pasta ancora da buttare al ritorno a casa. Non poteva infatti avvertire che era uscito dall’ufficio e stava arrivando (la risoluzione di questo problema è peraltro uno dei maggiori meriti dello smart working, ma questa è un’altra storia).
Non era finita lì. Ricordo ad esempio la prima volta che vidi qualcuno che parlava con gli auricolari. Era sul bus di Linate, appena scesi dal Roma-Milano. Sembrava proprio un matto, guardava fisso davanti a sé e parlava da solo. Ora è normale, esci per strada e sembra che siano tutti lì a urlare nel vuoto; a volte è proprio così.
Dallo strano al mainstream, così funziona.
LLMs
Non c’è una vera e propria data a segnare l’avvento dei telefonini, ma ce n’è una per quello degli LLM. La conosciamo tutti? Yessir! 30 novembre 2022.
Da allora sono passati 27 mesi, un pezzo di vita, un’era geologica in campo tecnologico. Eppure il tasso di adozione di questi nuovi strumenti risulta ancora a macchie di leopardo. Chi li usa correntemente, chi non li conosce, chi ne diffida.
Non facciamoci prendere dalla bolla: immagino che se vi siete abbonati a questa newsletter facciate parte dell’élite degli early adopter, ma non diamo per scontato che sia così per tutti. Secondo le indagini che ho esaminato li usano i due terzi barra tre quarti delle persone che lavorano in aziende private in Italia, che a loro volta sono un un quarto della popolazione totale. Aggiungiamoci anche una quota analoga dei 230.000 avvocati, dei 120.000 commercialisti, del poco meno di un milione e quattrocentomila liberi professionisti in genere. Ipotizziamo che il quinto di italiani sopra i 65 non li frequenti abitualmente. Fattorizziamo il tutto, introduciamo l’errore statistico: siamo a un quarto se va bene. Secondo me, di meno, ma non ho dati a supporto, solo il naso.
Molti poi sostengono che il loro utilizzo in ambiente aziendale, per quanto ormai diffuso, sia difficile da tracciare, in quanto avviene a livello personale, per scelta individuale e non organizzativa. Da una parte le aziende sono caute, hanno paura delle allucinazioni e preferiscono attendere prima di adottarli. Dall’altra le persone se ne fregano delle allucinazioni, li usano ma di nascosto, per una serie di (ottime) ragioni, tra cui la giusta aspirazione di non vedersi moltiplicati i carichi di lavoro. A questo proposito viene da dire che le aziende moderne funzionano con la stessa logica delle caserme ai tempi della leva: l’obiettivo dei soldati è la massima invisibilità, per evitare guai; e se le cose vanno così non è certo colpa dei soldati.
Andare in bicicletta
Alla Stregon Academy ci insegnavano che per imparare ad andare in bicicletta bisogna andare in bicicletta. Leggere libri su come andare in bicicletta serve zero. L’importante dunque è iniziare, buttarsi, e pazienza per le ginocchia e i gomiti sbucciati.
Fa tenerezza vedere colleghi noti per il loro talento nello sfornare email criptiche, che facevano fatica a capirsi da loro stessi nel proprio sé di loro; che iniziano di colpo a inviare messaggi lunghi, articolati, chiari ed evidenti, anche se con uno stile anodino, generico e con un inconfondibile odore di plastica. Un filo ridicolo, ma mi sento di dare un incoraggiamento. Anche per le biciclette, all’inizio, si usano le rotelline.
Molto meglio del dover esercitare una sempre più faticosa tolleranza verso pitch deck mal costruiti; messaggi confusi; discorsi farciti di paroloni in inglese di cui nessuno coglie veramente il significato; analisi di situazioni che prendono settimane invece di ore.
Occorre insistere. Sento dire che anche a livello di Venture Capital siamo in un momento in cui si dà un’importanza maggiore all’ecsechiuscion piuttosto che alla natura puramente innovativa dell’idea di business. Ci sono molte ragioni per questa tendenza, su cui varrà la pena riflettere a parte. Fatto sta che sull’ecseciuscion, appunto, non possiamo più permettere a noi stessi di essere, come si dice, sotto ottimali.
Strani
Io li uso, come dicevo, in modo diffuso e crescente, anche per utilizzi semplici.
In primis hanno preso una parte importante del ruolo dei motori di ricerca. A parte che la pagina dei risultati ormai assomiglia alle vie di Mont St. Michel: ci sono tanti cartelli e cianfrusaglie appesi ai muri che non si riesce più a vedere gli edifici, e allora tanto vale. Ma a parte questo, un motore di ricerca indica dei posti dove trovare elementi utili a dare una risposta - un LLM fornisce direttamente la risposta, con la possibilità di approfondirla e articolarla. Definitivo come il verdetto di una sfida diretta di Champions League.
Li uso ovviamente per comunicazioni strutturate, appunti, verbali, testi di marketing, white paper.
Li uso per inventare. Per creare un nome, un marchio; un logo, un claim; per connettere idee apparentemente sconnesse; per identificare le vie di Milano che fanno rima tra di loro; per dare fondo alla fantasia e individuare un pensiero originale per San Valentino.
Mi fa strano pensare che molta gente non faccia lo stesso, il danno da mancata opportunità che sperimentano ogni giorno è lampante. Ma non lo sanno, e non sanno di non sapere. Ci vorrebbe qualche iniziativa di formazione di massa, un Manzi dell’AI; se ne parlava all’avvento di Internet, non se ne è fatto mai nulla e non è che non si veda.
Punto di non ritorno
Fra poco iniziano le grandi corse a tappe di ciclismo. Nel caso degli LLM, la fuga di un esiguo drappello di ciclisti è iniziata più di due anni fa. Una parte dal plotone ha raggiunto gli atleti in fuga e fila verso il traguardo, gli altri sono sempre più indietro e la distanza si allunga gradualmente. Tempo di recuperare, prima che il ritardo diventi incolmabile.
E ora un po’ di musica
Pensiamo di essere innovativi? siamo giusto un gradino su una scala, ce ne sono altri prima e altri ce ne saranno dopo.
Prima degli smartphone c’erano i telefonini, prima ancora il telefono in bachelite, prima ancora l’”Operator”, il centralinista, che in un tempo non lontano (la canzone è del 1972) si occupava di gestire le “long distance call”, le extraurbane. E dopo cosa ci sarà? Intanto ad ascoltare la canzone viene da dire che un po’ di romanticismo ce lo siamo perso per strada; ma chissà.