Odio il natale - Lo Stregone dei Dati #066
La newsletter dedicata al rapporto tra dati, tecnologia, aziende, persone ... e vita.
“Eravamo così poveri che a Natale il mio vecchio usciva di casa, sparava un colpo di pistola in aria, poi rientrava in casa e diceva: spiacente ma Babbo Natale si è suicidato”.
Jake La Motta
Benvenuto alla newsletter de Lo Stregone dei Dati. Seguimi in questo viaggio alla ricerca del significato della vita digitale. Saranno necessari molti incantesimi per superare le prove disseminate lungo il percorso, ma non temere: quelli che sembrano sortilegi in realtà sono solo l’applicazione delle tecnologie all’universo di dati che ci circonda.
☢️ Questo post contiene materiale ad alto rischio di sentimenti antisociali ☢️
Odio il natale; non lo sopporto.
Dico quel periodo che inizia il primo di novembre, con un’improbabile festa che seppellisce il corteo dei santi (quello di Oh when the Saints go marching in, per capirsi) sotto una ridicola folla di mostri, zombie, vampiri, streghe, stregoni e bestialità assortite. Una notte in cui la gente si diverte a estorcere dolci, dare la caccia ai gatti neri e giocare con superstizioni dimenticate.
Si prosegue con un venerdì, che pure chiamiamo “nero”, in cui viene celebrata la nostra identità di consumatori assoluti in un’orgia dionisiaca di click seriali, acquisti d’impulso, approvvigionamenti industriali di lamette per barba, lampade, abatjour, capi d’abbigliamento e gadget assortiti. Tanto a gennaio ci soccorrerà la vestale Marie Kondo a dettare i tempi precisi per la pronta consegna alla raccolta indifferenziata.
C’è poi il rush finale, settimane di passione costellate da pranzi, cocktail aperitivi happy hour apericene cene, si sfoglia l’agenda di amici, parenti, uffici, sedi aziendali remote, un rogo sacrificale di grassi, carboidrati e proteine, sponsor ufficiale il duo cardiopatie & colesterolo.
Arriva il giorno fatidico, una volta era la festa dei bambini, adesso non ce ne sono più. Di bambini non ce ne sono più, intendo, perché di feste dopo natale ce ne è ancora un paio, per scovare chi ancora si aggrappa alla bilancia per resistere all’orgia. Si sa, anche nel Pacifico ci è voluto un po’ di tempo per stanare i giapponesi irriducibili dagli isolotti che presidiavano. Questo compito ultra calorico è svolto da Capodanno ed Epifania, prima di rientrare nella routine, grati tutto sommato di essere vivi e di tornare a una normalità che sarà anche un pochino tediosa, ma se quella è la festa, allora meglio timbrare il cartellino. Anche se non lo confesseremo mai e racconteremo che le vacanze sono andate “benissimo”.
Dopo di che, se potete ricordarvi e ricordarmi che cosa in effetti abbiamo festeggiato, ve ne sono grato, la mia sfera di cristallo ultimamente dà qualche segno di stanchezza. Anche lei.
C’è una buona notizia però: finito il ciclo delle feste, inizia quello delle diete e ci possiamo sfogare tra chetogenica, dash, low-carb, paleo e flexitariana!!! La lista me l’ha proposta Chat-GPT e una volta tanto spero sinceramente che abbia allucinato, non ci credo che ci sia gente che si ispira a quello che mangiavano i nostri antenati nel paeolitico. Ma davvero?!?
#DigiScettico
Compio trent’anni dall’avvio della mia attività online. Nel 1994 sottoscrissi infatti un abbonamento a Galactica, uno dei primi ISP milanesi. Conservo ancora la ricevuta, d’altro canto gli Stregoni quando si diplomano tali vengono destinati a due ordini diversi: quelli che custodiscono il passato e quelli che si dedicano al futuro, e a me è toccato il secondo.
L’ho visto nascere dunque, il digitale; ho provato a fare il pioniere e a essere protagonista della digitalizzazione, se non altro nel mio campo e nel mio ambito; ho vissuto i vari cicli e controcicli, con entusiasmo e determinazione nell’usare il digitale come soluzione nuova e trasformativa; sono passato gradualmente a un atteggiamento più riflessivo, e ultimamente, me ne rendo conto, dallo scetticismo sto passando a una certa ostilità.
D’altro canto viviamo in un mondo in cui crescono fenomeni quali la CSV (la sindrome da affaticamento visivo derivante dall’utilizzo esagerato del computer); i disturbi del sonno; i problemi muscoscheletrici; la sindrome da overuse delle mani e delle dita; per non parlare di ansia e stress tipo FOMO; tutti mali da cui è difficile sottrarsi a causa dei fenomeni indotti della “nomofobia” e della IAD (no mobilephone fobia e Internet Addiction Disorder, rispettivamente), che ci spingono e costringono a continuare a rovinarci schiena, mani, occhi e equilibrio mentale. Una volta il mal di schiena era riservato ai vecchi, adesso assistiamo a un’insorgenza in età precoce di ernie e disturbi vari dell’apparato scheletrico; per un pugno di short, come avrebbe detto il Sergio, e in bocca al lupo a tutti.
Follow the money
La digitalizzazione è l’azione secondo la quale la realtà viene trasformata in una copia digitale.
Una fotografia cattura un attimo irripetibile e ne crea un’immagine che però non è una copia dell’evento originale; immagine, non copia, appunto.
Il jpeg muta tutto questo in uni e zeri e di lì prende il volo, è riproducibile nell’universo, in miliardi di copie uguali o diverse. Si stacca dunque dal reale, dando l’illusione di riprodurlo, migliorarlo addirittura; anzi di sostituirlo proprio, senza vincoli e confini, fino agli NFT, che sarà roba per gonzi ma intanto chiude il cerchio di una copia digitale che conquista la irripetibilità della realtà.
Questa è un’enorme bugia, che stacca il “Natale” dal suo significato per renderlo “natale”, oggetto di consumo cui appiccico i valori che voglio, e in definitiva nessun valore, alla fine non vale più niente e non me ne sono accorto. Il digitale pensava di essere protagonista della nostra era, invece è solo un capitolo del consumismo relativista.
E’ come per gli adolescenti che propongono sui social le proprie foto deformate dai filtri; alla fine non sanno più neanche loro cosa e chi sono, tanto che qualcuno pensa di proibirli; i filtri, non i ragazzini che tanto ce n’è sempre di meno a prescindere.
Il digitale è utile, molto utile, ma se pensiamo che sia necessario abbiamo perso la rotta mentre sostituivamo il sestante con il GPS.
Spesso migliora la nostra vita; ma non sempre, non per forza, né possiamo darlo per scontato.
Nato rigorosamente no profit, è diventato rapidamente ultra profit e la tendenza continua senza più ritegno, capito mi avete.
Il problema è che sotto la quantità di cose utili e belle che il digitale permette, si nasconde una visione che si tende ad accettare come conseguenza logica, embedded, un semplice switch tecnico, scontato. La conseguenza, come ricordavamo, è un gran mal di schiena e la cosa va segnalata; anche su queste pagine.
Auguri
Auguri di buon Natale. Auguri anche per l’anno nuovo; che sia nuovo, non innovativo; semplicemente nuovo.
E ora un po’ di musica
Difficile trovare una colonna sonora adeguata a un post di questo genere; anche perché i Pogues me li sono già giocati l’anno scorso. Però, a pensarci bene … dai, vale la pena, li ripropongo, magari in versione diversa. Da ascoltare la mattina del fatidico giorno, ma anche alla sera, quando la terza fetta di panettone al mascarpone e marron glacé non vuole proprio saperne di restare giù.