Lo stregone dei dati - tra vita analogica e esistenza digitale #021
La newsletter dedicata all'evoluzione delle aziende nel nuovo mondo dei dati e delle tecnologie trasformative.
“Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare è necessario cambiare”.
Winston Churchill
Benvenuto alla newsletter de Lo Stregone - tra vita analogica e esistenza digitale. Seguimi in questo viaggio alla ricerca del tesoro nascosto dell’evoluzione aziendale. Saranno necessari molti incantesimi per superare le prove disseminate lungo il percorso, ma non temere: quelli che sembrano sortilegi e maledizioni in realtà sono solo il risultato della rivoluzione dei mercati, e se c’è una cosa che gli umani sanno fare bene, è proprio evolversi e adattarsi.
E’ finita la festa?
Google frizza le risorse, Meta addirittura annuncia tagli al personale, Tik Tok cresce ma Pinterest precipita. E’ finita l’epopea dei grandi del digitale?
E’ finito il nostro tempo.
Un modello di business basato sull’occupazione del tempo delle persone, da vendere poi in forma di pubblicità, è ancorato a una risorsa finita, il nostro tempo appunto.
Certo non possiamo passare 24 ore al giorno a guardare foto di piatti al ristorante, video brevi di stand up comedian, storie e post di amici al mare o in montagna o nella strada davanti a casa, ancora video di cani e gatti, e così via; ma anche fosse, le ore sempre 24 sarebbero.
I podcast, ultimi arrivati, hanno indotto un’ondata di investimenti proprio perché ci trovano in ore e momenti della giornata fino ad allora difficili da raggiungere, quando andiamo a correre o siamo in macchina per raggiungere l’ufficio. Idem per gli audiolibri.
Il numero degli smartphone su questo pianeta (e in questo paese) da tempo si è consolidato.
Insomma, la festa è finita, siamo stanchi ed è ora di andare a casa.
Land grabbing
C’è una bella scena del film “Cuori ribelli”, con Cruise e la Kidman, anno 1992, regia di Ron Howard. I due sono fuggiti in America dalla natia Irlanda, si sono spinti ad Ovest e vogliono partecipare all’assegnazione di nuove proprietà terriere, distribuite ai coloni dal governo.
Funziona così: prima dell’ora definita tutti gli interessati devono restare dietro una certa linea, presidiata dall’esercito. Chi prova a bruciare la partenza viene ucciso a fucilate. Oltre la linea ci sono già i lotti, delimitati e accatastati.
Quando viene dato il via una torma di disperati, a piedi, a cavallo, in carro o in bicicletta, si precipita per conquistare gli appezzamenti migliori, quelli con la terra buona, vicini a una fonte d’acqua. Chi primo arriva, pianta la bandierina. Ovviamente succede di tutto, ma alla fine della corsa ogni appezzamento, brutto o bello, arido o fecondo, ha il suo padrone. Chi è arrivato in ritardo dovrà aspettare la prossima assegnazione: gli altri possono iniziare a coltivare.
E’ esattamente quello che succede tutte le volte che nasce un nuovo mercato indotto da una tecnologia innovativa. E’ quello che sta succedendo adesso con le blockchain, con i pagamenti online rateizzati, con le Fintech.
Si cerca di occupare pezzi di territorio, in qualunque maniera e a qualunque costo. L’indice fondamentale è la quota di mercato; una quota di un mercato che adesso vale poco più di zero, ma entro pochi anni varrà fantastiliardi.
Dopo di che tutto si quieterà, le quote di mercato diventeranno sempre più stabili, la concorrenza non sarà più diretta ad occupare il territorio, ma a ottimizzarne lo sfruttamento.
Fa specie, ma tutto questo circo di Instagram, Facebook, YouTube, Linkedin, Reddit, Twitter, Snapchat, etc. sta passando a questa fase. Voi direte: e Tik Tok che sta crescendo verticalmente? Appunto, cresce prendendo quote di mercato agli altri, non creando nuovo spazio di mercato.
Il futuro
Cosa prevede dunque il vostro stregone per il prossimo futuro?
Fine della crescita a doppia cifra per i giganti del digitale
Dalla competizione per occupare i territori ancora liberi si passerà a quella per strapparsi quote di mercato, misurate in minuti al giorno passati su un canale piuttosto che su un altro
Si allargherà la definizione di mercato; non è la prima volta che se ne parla, ma canali televisivi, consolle e produttori di videogiochi, social media, libri e così via sono parte di un unico mercato e di fatto competono tra di loro
I tempi per i media tradizionali, già duri, diventeranno ancora peggiori perché i big del digitale vorranno spingere la crescita occupando intenzionalmente territori che finora erano semplici vittime collaterali della loro espansione.
Per quanto riguarda i prezzi della pubblicità, prevedo un innalzamento. Quando c’era la corsa all’oro ci si batteva per portare a casa utenti e inserzionisti, farli abituare e affezionare al mezzo; adesso i margini devono crescere in altro modo.
Inoltre i prezzi erano tenuti basso anche dall’esistenza di “inventories” infinite; mentre un giornale fisico o un canale televisivo ha un numero finito di spazi pubblicitari, il numero di pagine pubblicate ogni secondo senza un banner è enorme. Ma la risorsa che determina l’abbondanza o la penuria e insieme alla domanda compone la curva dell’offerta non è il numero di pagine libere, ma il tempo delle persone.Si innalzerà anche il grado di competizione sull’attrattività dei contenuti. Che questo poi significhi maggiore qualità degli stessi è una vana speranza.
E noi?
L’ultima previsione l’ho tenuta in fondo perché più che altro è una speranza.
Gli utenti approfitteranno della maggiore quiete del mercato, della fine degli annunci che si susseguono rutilanti, per imparare a gestire meglio questi canali, usarli come mezzi (media appunto) e non come fini?
Saremo in grado di analizzare la qualità del tempo che passiamo con gli occhi fissi sui cristalli liquidi, e agire di conseguenza?
E ora un po’ di musica
Non sono un tolkeniano in senso stretto, ma canzoni come queste accendono lo spirito e mi fanno ricordare di tante belle serate passate con il mio amico Gandalf.
La versione italiana poi a mio avviso è più bella di quella originale. Anche nel testo.
Seguimi, seguimi lì dove andrò
Se vivo errando chissà che vedrò
Io vivo errando e chissà che vedrò
Welcome back!