Lo stregone dei dati - The data warlock #009
La newsletter dedicata al rapporto tra dati, informazioni e tecnologie trasformative. Per gestire l'azienda come una "data & technology company".
“Durante i test con nuovo hardware e software c'erano continuamente intoppi. Quindi l'unica soluzione che avevi era spegnere, aspettare qualche secondo, riaccendere, e aspettare di nuovo durante il power-on self-test. Mi dissi "Sto scrivendo tutti questi codici per tastiera, rendiamolo uno shortcut." Inizialmente l'avevo pensato come una di quelle cose che oggi chiamiamo Easter Egg, qualcosa da usare solo tra gli sviluppatori, non disponibile a tutti. Ma poi la gente lo scoprì, avendo la risposta a come avviare uno dei loro programmi: bastava inserire il dischetto, premere "ctrl+alt+canc", e per magia il tuo programma si avviava. È stato un lavoro di cinque minuti, non credevo mica di creare un'icona culturale.”
David Bradley
Benvenuto alla newsletter de Lo Stregone dei dati. Seguimi in questo viaggio alla ricerca del tesoro nascosto della competitività di impresa. Saranno necessari molti incantesimi per superare le prove disseminate lungo il percorso, ma non temere: quelli che sembrano sortilegi in realtà sono il risultato dell’applicazione delle tecnologie digitali all’universo di dati che ci circonda.
Il mondo, in fondo, è un’informazione, e questa è la chiave per viverci e prosperare.
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Body and soul
Così si dice della musica jazz, che è un’armoniosa compenetrazione tra corpo e anima, tra la parte tecnica, virtuosistica, quello che appartiene alle mani e al cervello; e la parte emotiva, ispirazionale, quella che fa riferimento al cuore.
Soul & body, body & soul.
Suonare il jazz, così come molti altri generi musicali, è un esercizio complesso, che richiede conoscenze teoriche, nei voicing, nelle progressioni melodicheq, nella scelta delle scale, nell’esecuzione di improvvisazioni che sono composizioni in tempo reale …; ma prevede anche un poderoso crescere del cuore, la liberazione di intuizioni e movimenti dello spirito, la capacità di esprimere dimensioni profonde dell'essere umano.
Forse questo non si applica a chi canta “nudo-con-i-brividi-a-volte-non-so-esprimermi,” ma ognuno può valutare per conto suo.
Questa magica combinazione tra “hard” e “soft” vale anche per il mondo della tecnologia cosiddetta intelligente. Quando si parla di intellligenza artificiale si insiste normalmente sull’efficacia degli algoritmi e sulla ricchezza dei set di dati, tanto che a volte pare che il successo di un sistema di AI dipenda solo dalla qualità delle formule e dall’abbondanza dei contenuti che le alimentano.
In realtà si dimentica che nulla di tutto questo sarebbe possibile se non fosse per l’enorme potenza computazionale che fa girare la roulette delle formule e dei dati.
In effetti fino a poco tempo gli strumenti dell'AI erano sostanzialmente spiaggiati, proprio perché mancava la forza bruta necessaria a farli funzionare. Gli algoritmi c'erano da un pezzo, frutto di ricerche matematiche e statistiche vecchie di decenni; ma se ne stavano appoggiati sulla mensola, sostanzialmente inerti, come i ricordi di viaggio ereditati da un parente, giade e ventagli thailandesi, zagaglie e tamburi africani, a prendere la polvere in attesa del prossimo trasloco.
A che gioco giochiamo
Nella gara tra Sony e Microsoft per creare videogames sempre più complessi e con una qualità grafica crescente la potenza dei processori non basta mai.
Per risolvere il problema qualcuno si è ispirato a una modalità di funzionamento tipica proprio dei videogiochi, il c.d. multitasking. Sparo agli alieni mentre controllo il livello degli armamenti mentre verifico il posizionamento sulla mappa di amici e nemici mentre cerco i segni delle risorse disponibili mentre …
Perché dunque non disegnare dei processori che nativamente, a differenza delle “vecchie” CPU, possono fare più cose contemporaneamente? Esattamente quello che le mogli chiedono da sempre ai mariti! Il problema del matrimonio resta, ad oggi, insolubile; ma quello dei videogiochi è stato prontamente risolto dalle GPU, le graphical processing unit. Questi chip sono specializzati nella gestione di processi in parallelo, sono giocolieri in grado di tenere molte arance per aria, il che permette loro di dar vita a grafiche enormemente esigenti, ma anche di compiere altre funzioni altrettanto esigenti in termini di potenza richiesta.
Ci arriva per prima NVIDIA nel 1999, con il lancio della GeForce 256, "la prima GPU al mondo". Un’invenzione che da allora fa bene alla società, che tanto per capirci solo nel trimestre appena concluso ha aumentato il proprio fatturato del 53%.
Ancora il metaverso
Dai videogiochi l’utilizzo delle GPU si estende rapidamente a tutti gli ambiti in cui è necessario un cavallo da tiro ben spallato (sempre in termini di potenza computazionale, si intende). In particolare le GPU rendono possibili due attività altrimenti inimmaginabili: lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale, appunto, dove fanno girare i famosi algoritmi rimasti da tempo sugli scaffali; e il mining delle criptovalute.
Questa è la storia già scritta. Quella ancora da scrivere è appannaggio di Meta, o Facebook, insomma il nostro buon Mark che pochi giorni fa ha annunciato il prossimo completamento di un mostruoso super-mega-extra-iper-cervellone, necessario per gestire il metaverso di prossimo avvento.
Il nuovo mostro si chiama “Research SuperCluster”, RSC per gli amici (diciamolo e non si offenda nessuno, gli informatici non hanno mai avuto alcun talento per gli acronimi). Per governare il metaverso RSC potrà contare sulla potenza di fuoco di 16.000 GPU, potrà ingoiare 16 terabyte al secondo di dati e gestire dei data set di un exabyte (pari a 36.000 anni di video ad alta qualità), elaborando simultaneamente trilioni di parametri. Gulp!
Crescita esponenziale
Dal 2012 in poi la potenza computazionale richiesta dai modelli più complessi di AI è raddoppiata ogni 3,4 mesi. Una progressione ancora più veloce della celeberrima legge di Moore, che ha alimentato il progresso esponenziale di tutto quello che ci circonda.
Lo ripeto, ogni 3 mesi e mezzo circa la potenza disponibile raddoppia.
Per capire di cosa stiamo parlando, immaginate di essere in grado di sollevare un peso di 10 chili e che grazie alla bravura del vostro personal trainer, alla vostra ferrea forza di volontà e all’aiuto di integratori miracolosi comprati su Internet siate in grado di raddoppiare ogni 3 mesi e mezzo il peso che riuscite a sollevare.
20 kg tra 3 mesi e mezzo, 40 chili tra 7 mesi, 80 chili tra 10 mesi e mezzo, e così via. Mai sottovalutare il potere della crescita esponenziale! Entro due anni arriverete a sollevare una tonnellata, fra 4 ne solleverete 82, fra 5 anni 655, e così via. In 5 anni 655.000 chili.
Nuvole e cellulari
Tutta questa potenza, così formidabile che facciamo fatica a immaginarla e che ci obbliga a ricorrere a delle metafore per intuirne le dimensioni, viene messa a disposizione dei famosi algoritmi di cui sopra, quelli inventati da tempo ma che finora giacevano; e della poderosa quantità di dati resi disponibili dall’Internet distribuita, dal mobile, dall’open data e così via.
Il risultato è una miscela esplosiva, la nitroglicerina della mente artificiale: una smisurata marea di dati e algoritmi efficienti, il nostro soul; scatenati dal body di una potenza di calcolo inimmaginabile, tanto ampia da superare i confini della nostra immaginazione.
Take aways
C’è poco da discutere, i due grandi driver del progresso sono loro: il gioco e la guerra. L’uomo è fatto così; esprime il meglio di sé per divertirsi o per distruggere.
Della guerra abbiamo già parlato nel numero precedente. Aggiungo solo che in un vecchio libro (1996) “Marketing è guerra”, si sancisce un principio chiave delle strategie belliche che viene applicato alla pratica aziendale e in particolare alla comunicazione: vince chi ha più risorse, truppe, armi e energie. E’ la ragione per cui trasmettere pochi spot equivale a perdere tempo e buttare via i soldi; è solo sopra una certa soglia che il messaggio viene percepito.
La soluzione di un problema dunque dipende in modo proporzionale dalle risorse messe a disposizione per affrontarlo. Basta progetti pilota, test e trial, sperimentazioni e approcci graduali. “Basta limonare”, come diceva un mio ex capo quando presentavo i risultati del mese menando il can per l’aia e senza venire al dunque. Anche l’AI funziona come molte cose umane: più diamo, più riceviamo.
Nei tre mesi e mezzo che hai passato per decidere se conviene fare un investimento serio la posta è già raddoppiata. Siamo a fine febbraio, ora di metà giugno il territorio da occupare è grande due volte tanto.
Siete piccoli? Succede; parlo dall’alto dei miei 173 centimetri, tutta qualità certo, ma come abbiamo cercato di spiegare in certi ambiti non basta.
Cercate di agganciarvi a chi è grande e ha le risorse e la convenienza per appoggiarvi. Dove non si riesce a giocare da soli è possibile adottare strategie simbiotiche. Aprite l’azienda, usate i servizi disponibili tramite le API, distribuite il prodotto sulle principali piattaforme di ecommerce, utilizzate i sistemi di pagamento più diffusi, e così via. Per riprendere un vecchio luogo comune, se siamo nani possiamo arrampicarci sulle spalle dei giganti per vedere lontano.La vecchia scuola insegna che il successo dipende dalla focalizzazione su poche, pochissime cose importanti. Massimo tre. Studi di psicologia cognitiva dimostrano che una persona normale da lì in poi fa molta fatica.
Ma il futuro (il presente) è del multitasking. Questo è possible solo se ci si affida a processori che nativamente siano in grado di svolgere contemporaneamente svariate operazioni. Per quanto riguarda i computer si comprano in negozio, ma dove si trova nella vita reale questa capacità di fare tante cose contemporaneamente, e tutte bene?
Per approfondire:
The AI edge chip market is on fire
Meta Building Massive AI Supercomputer for Metaverse
Is High Computing Power A Roadblock in the Path to AI Systems Deployment?
E ora un po’ di musica
Mi stai distruggendo la vita,
lo so che sono tuo solo per le cose che vuoi portarmi via
Ma sarei contento di arrendermi a te
Con tutto me stesso, corpo e anima
Tanta roba. Le versioni di Body & Soul sono sconfinate ed il pezzo è un cavallo di battaglia per chi suona il sax tenore.
Per favorire l’ascolto di chi ha poca familiarità con il jazz, propongo la versione di Billie Holiday. Quando cantava quelle strofe, sapeva di cosa stava parlando, e si sente.
Enjoy.