Lo stregone dei dati - The data warlock #011
La newsletter dedicata al rapporto tra dati, informazioni e tecnologie trasformative. Per gestire l'azienda come una "data & technology company".
“La propria destinazione non è mai un luogo, ma un nuovo modo di vedere le cose”
Henry Miller
Benvenuto alla newsletter de Lo Stregone dei dati. Seguimi in questo viaggio alla ricerca del tesoro nascosto della competitività di impresa. Saranno necessari molti incantesimi per superare le prove disseminate lungo il percorso, ma non temere: quelli che sembrano sortilegi in realtà sono il risultato dell’applicazione delle tecnologie digitali all’universo di dati che ci circonda.
Il mondo, in fondo, è un’informazione, e questa è la chiave per viverci e prosperare.
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Dopo quasi tre anni di obbligata sedentarietà, lo Stregone ha ripreso a viaggiare, attraversando l’oceano in cerca di nuovi incantesimi.
Come si dice spesso, sono le crisi che innestano e stimolano il cambiamento. In questi anni il mondo dei viaggi si è fermato e per molti attori del comparto era l’occasione per evolversi, strutturarsi, modernizzarsi, innovare. Come i negozi di una volta che “chiudevano per inventario” e ne approfittavano per fare ordine e cambiare l’assortimento, la vetrina o la cassa, questa poteva essere (nella tragicità del momento) l’opportunità per mettere mano al business model.
E’ andata così?
Lo Stregone in realtà è rimasto piuttosto deluso e ha deciso di compilare un resoconto di viaggio sotto forma di severa pagella.
Trasporto in auto
Ci sarà pure una ragione per cui il taxi alla fine viene a costare più del biglietto aereo, anche nel caso di un intercontinentale. Parlo di taxi ma anche degli altri servizi di trasporto, che dovevano rivoluzionare il mercato ma che alla fine non fanno meglio, sicuramente non sotto il punto di vista del prezzo. Sembra una conquista il fatto di potere prenotare il tragitto con una app con pagamento appunto in app, per evitare di tirare fuori contanti o carte di credito lato strada. Alla fine però queste app si sono moltiplicate, ogni santa cooperativa di taxi ne ha una e ditemi voi se questo ha senso dal punto di vista del cliente.
Non esistono sistemi di ottimizzazione della dislocazione delle vetture in base alla probabilità che un cliente ne abbia bisogno in quel posto a quell’ora. Cioè esistono, nel senso che sarebbe perfettamente possibile svilupparli, ma nessuno ci ha pensato o comunque nessuno lo ha fatto. Ragion per cui le vetture sono dislocate alla porcus, così come viene, in base all’intuito, alle abitudini e all'esperienza di ogni singolo autista.
Languono anche le forme di sharing, non parliamo della guida autonoma, eterna promessa dell’AI. Si succedono gli annunci ma non vengono usate neanche su percorsi fissi al chiuso.
Alla fine siamo fermi a dove eravamo: spostiamo una o due tonnellate di autovettura per portare un unico individuo, con costi ingenti, alla faccia dell’ambiente e del risparmio di energia che ormai costa come il sangue.
Non va bene. Voto: 3
Check-in and boarding
Alla Malpensa c’è il controllo dei passaporti automatico tramite riconoscimento del documento e del volto. Fantastico.
Per il resto le linee aeree si sforzano di dematerializzare il processo e trasferirlo al digitale, anticipando le procedure rispetto al tempo speso in aeroporto. Passi in avanti, nonostante i vincoli enormi posti dalle esigenze di sicurezza.
Incoraggiante. Voto: 7
Metropolitana
Ma tipo: differenziare il costo del biglietto in base all’ora e al traffico relativo?
Incoraggiare percorsi più lunghi ma meno frequentati in quel momento ?
Introdurre sistemi di pay-as-you-go legati al tempo e alle distanze, con incentivi per gli utilizzatori massicci, invece del “bigliettto” e della “tessera”?
C’è di buono che ormai il biglietto del metro si paga strisciando il cellulare; ma se volete usufruire di promozioni, sconti o tessere dovete fare la tesserina. Che costa poco (un dollaro) ma perché tenere nel portafoglio l’ennesima tessera/carta infedeltà?
Ancora mooooolto da fare. Voto: 4
Musei
Un’opera d’arte è un oggetto con mille dimensioni, storiche, culturali, tecniche, sociali, biografiche, propriamente artistiche, giusto? La visita a un museo non è solo un esercizio intellettuale, è o potrebbe essere un’esperienza enormemente ricca, compenetrando i livelli appena citati, giusto? Abbiamo tutti almeno un telefonino in tasca, dotato di uscita per le cuffie, schermo touch, sensori collegabili a beacon situati presso ogni opera esposta, giusto?
Ebbene, siamo ancora fermi ai cartellini appiccicati a fianco delle opere, scritte peraltro in un corpo così piccolo da risultare illeggibile a molti, compreso lo Stregone, che sarà per gli anni, sarà per l’effetto delle pozioni, ci vede sempre di meno. Il che lo irrita profondamente.
E poi è imperdonabile lasciare decine di persone in fila, al freddo, sotto la pioggia, per mezz’ore intere, quando teoricamente c’è un sistema di ingressi per fasce orarie; che già è primitivo, perché si potrebbe renderlo dinamico agganciandolo al prezzo.
Infine, poveri custodi, uno per sala, ore e ore al giorno fermi, seduti o in piedi, a guardare i visitatori, non facendo assolutamente nulla, sorvegliando che nulla succeda, alla Buzzati. Con tutti i sistemi di sicurezza automatici, indiretti e da remoto che si potrebbero inventare.
Sconfortante. Voto: 2
Sistemi maps
Giudizio diviso.
Per quanto riguarda gli spostamenti, insostituibile. Lo Stregone, cui piace camminare, che è environmentally conscious e che usa poco i taxi per le ragioni sopra esposte, si è spostato usando solo i piedi e i mezzi pubblici, con l’applicazione che gli suggeriva la strada migliore per combinare i due, controllando orari dei mezzi e affollamenti. Sotto questo punto di vista lo strumento si è dimostrato davvero prezioso.
Ancora parecchio da fare invece per le indicazioni relative a locali e servizi, tipo ristoranti dove cenare o il museo da visitare. Se va apprezzato l’aggancio diretto con sistemi di booking e l’abbondanza e la precisione di informazioni “hard” (orari, sito, etc.), la parte relativa alle recensioni è ancora insufficiente. Allo Stregone infatti il giudizio medio della folla interessa poco, perché non è né una famiglia con bambini né una comitiva di studenti universitari; ha un profilo personale e di utilizzo piuttosto chiaro e specifico. Siccome l’applicazione utilizzata sa molto di lui, perché ne traccia comportamento e spostamenti da decenni, e siccome la detta applicazione appartiene a una grande azienda del digitale che vanta investimenti primari nell’intelligenza artificiale, cosa cavolo ci vuole a personalizzare le valutazioni trasformandole in consigli personalizzati, tipo “tranquillo che il menu ti piacerà” oppure “il museo ospita opere che sono coerenti all’87% con i tuoi gusti e interessi culturali”? Siamo fermi alle stelline.
Voto: 6 (di incoraggiamento)
Alberghi
Per prenotarli lo Stregone ha usato applicazioni last minute che ti danno pure il brivido del “è già l’ora di pranzo e ancora non so dove accidenti dormirò stanotte”.
La prima notte si è fermato in un albergo di una grande catena, gli è piaciuto e la mattina, dopo abbondante colazione, si è recato in reception.
Lo Stregone: “Buongiorno, how do you do? Vorrei fermarmi per una notte in più nella stessa stanza, che prezzo mi fate?”
La Receptionist: “Aspetti che controllo a sistema” ticchettio febbrile sui tasti, sguardi preoccupati allo schermo, rumore di smacchinamento, minuti di attesa “il prezzo è xxx” (superiore del 60% sessanta per cento a quello pagato per la notte precedente”)
Lo S. “E’ parecchio in più di quello che ho pagato, non c’è qualche promozione disponibile?”
La R. “ Guardi, questo è il prezzo che possiamo fare da qui, però se va sulle principali piattaforme di intermediazione trova sicuramente un prezzo migliore”
Lo S. “Ma che ??!??!?!?!?!??”
Alla faccia del dynamic pricing. Voto: 1 di generosità
Si potrebbe andare avanti ancora a lungo, fatto sta che la crisi non ha innescato alcun cambiamento e la chiusura per inventario non ha creato lo spazio per l’innovazione. Forse l’ospitalità è una cosa troppo seria per farla fare da chi attualmente se ne occupa?
E ora un po’ di musica
Homo viator è una delle più interessanti definizioni della persona umana. L’uomo è tale se viaggia, esce da sé stesso, visita, sperimenta e conosce per visione diretta.
Di contro Pascal sosteneva “che tutta l'infelicità dell'uomo deriva dalla sua incapacità di starsene nella sua stanza da solo”.
Hanno ragione entrambi?
Per conto mio, era ora di riprendere in mano il trolley. On the road again.