Lo Stregone dei Dati #049
La newsletter dedicata al rapporto tra dati, tecnologia, aziende, persone ... e vita.
“Ogni mattina per guadagnarmi il pane, vado al mercato dove si vendono bugie. E, pieno di speranza, mi faccio largo tra i venditori.”
(Bertold Brecht)
Benvenuto alla newsletter de Lo Stregone dei Dati. Seguimi in questo viaggio alla ricerca del tesoro nascosto del successo personale e di impresa. Saranno necessari molti incantesimi per superare le prove disseminate lungo il percorso, ma non temere: quelli che sembrano sortilegi in realtà sono il risultato dell’applicazione delle tecnologie digitali all’universo di dati che ci circonda.
E’ un vecchio adagio del mercato dei prodotti di largo consumo: tra produzione e distribuzione, vince sempre la distribuzione. Non importa quanto siano fragranti le tue merendine, quanto efficaci i tuoi detersivi contro le macchie; se vengono posizionati in basso a destra nello scaffale, le tue sorti commerciali sono già segnate. Né si può compensare con la pubblicità; se non vedo il tuo marchio di primo acchito, dovrò ricordarmi di cercarlo; e se sta troppo in basso, o troppo in alto, dove devo chinarmi o sporgermi, e far fatica e chiamare il commesso per avere un predellino su cui appoggiarmi, beh, WTF.
Questa dimensione fisica del commercio tradizionale dovrebbe essere superata dal commercio digitale. Quando si compra on-line è tutto lì a portata di click, in un qualche punto dello schermo. L’assoluta parità tra prodotti, la democrazia del commercio. E’ così? Claro que no!
Prima di tutto c’è la famosa F. Non pensate male, per favore, non è questo il luogo. Antichi studi relativi alle parti dello schermo dove più comunemente si posa lo sguardo hanno da tempo stabilito che ci sono sezioni (quelle appunto di una immaginaria “F”, la parte orizzontale in alto, quella verticale a sinistra e un’ulteriore sezione orizzontale più breve a metà schermo) che sono la Beverly Hills dello screen. Le altre parti sono soggette ad attenzione minore, lo sguardo lì si posa più difficilmente e le zone non sono messe a fuoco.
Dopo di che il mio marchio sullo schermo ci deve ben arrivare, e questo dipende dal sito o applicazione che sto visitando; esserci, o non esserci, sullo schermo, fa un giro d’affari che costituisce quasi due terzi del mercato mondiale della pubblicità, cartelloni allo stadio e spot del Super Bowl compresi; la fetta più importante di una torta da un triliardo di dollari nelle mani di due soggetti e mezzo - ma questa è un’altra storia.
Per cui, se tutto questo è vero, chi vincerà la sfida dei Large Language Model? Che domande: OpenAI!
Ti piace vincere facile
Cos’avrà mai OpenAi più degli altri?
Un algoritmo più efficace? Certamente non tutti sono d’accordo e altrettanto certamente le posizioni potrebbero cambiare e cambieranno, siamo appena agli inizi della gara.
Una maggiore disponibilità di leve tecnologiche? No, se Sam Altman si affanna a girare il mondo a pietire capitali per potersi costruire qualche GPU in più.
Un migliore accesso alle fonti di dati? Non è così.
OpenAI ha Microsoft, santo cielo! Stiamo parlando dell’azienda che detiene l’88% di quota di mercato nel settore dei sistemi operativi per computer; più tutto il resto, giochi elettronici, siti per sviluppatori e via cantando. E’ vero, Microsoft è debole sugli smartphone, perché non si può avere tutto (e anche questa è saggia scelta strategica); ciononostante la sua posizione è formidabile, un dominio vero e proprio, soprattutto sul target aziende.
Per vincere domani
Nella nuova corsa agli armamenti, dove le armi sono i Large Language Model, non vincerà il modello più performante, flessibile, qualitativo. Oh no, il cavaliere più valoroso vince solo nelle fiabe, e qui parliamo di stregonerie, che ne fanno parte ma hanno regole del gioco diverse. Vince quello che potrà contare su, come posso chiamarle, economie esterne che meglio lo posizioneranno nei confronti degli utenti.
Vincerà quel sistema che trovo ovunque, e che tutti trovano ovunque. Lì a portata di mano, già bell’e preinstallato sul computer di casa, su quello di mio figlio e in ufficio. Quello che trovo quando cambio azienda, e quando cambio di nuovo e ancora. La disponibilità, la capacità di distribuire il prodotto avrà la meglio sul resto.
Il resto è poesia. Fatemi capire, siete in vacanza e avete bisogno di un computer, per fortuna il villaggio vacanze ha una sala business proprio a fianco della reception, andate lì per quella pratica urgente e trovate … delle stupende macchine Linux!!!
Di più, non di meno
Se continua così dunque non c’è speranza per i challenger. Ho ragione?
Mi pare interessante rovesciare il ragionamento e chiedersi cosa mai potrebbe cambiare l’assetto del gioco. Cos’è che potrebbe sovvertire la previsione, immaginando che non solo OpenAI perda la gara sua, ma anche che Microsoft, o chi per lei, venga travolta e annientata?
Questo potrebbe succedere se questa cosa degli LLM sarà davvero così tosta, ma così potente, ma così game changer da promuovere un sovvertimento totale di tutto l’albaradan.
Mi spiego o provo a farlo. Chi era il leader degli aerei ad elica? Non importa, perché il passaggio ai jet ha trasformato il settore a tal punto da rendere irrilevante chiunque fosse il leader del vecchio ordine. Chi dominava il mercato della distribuzione di ghiaccio nelle diverse città? Chiunque sia stato, è stato annichilito dalla diffusione dei frigoriferi e sono certo che nei suoi incubi peggiori non ha mai immaginato che sarebbe stato battuto da un “coso” tanto strano. Chi era il padrone del carbone? delle lampade ad olio? dei ferri da cavallo?
Il nuovo, quando è nuovo, è così nuovo che sa disegnarsi intorno le regole di un gioco originale, che vuole vincitori diversi, per cui anche il “vincere” ha effetto e significato differente.
Gli antichi greci raffiguravano la vittoria con le ali, perché arriva, ci festeggia e ci benedice; ma è già pronta a volarsene via.
Le regole all’incrocio
Se questa cosa dei LLM è davvero di quelle “il mondo non sarà più come prima”, lo vedremo dal gioco competitivo. Sarà così se i padroni del digitale di domani saranno diversi da quelli di oggi. Altrimenti si tratta semplicemente di una nuova release, sia pure estremamente interessante, del gioco precedente.
Qualcuno potrebbe dire: ma i leader del vecchio ordine potrebbero conservare la leadership anche di quello nuovo, trasformandosi e cambiando pelle.
Non è così, non è mai così. Lo ha spiegato bene il “dilemma dell’innovatore”: gli stessi fattori che ti permettono di dominare l’oggi sono quelli che ti impediscono di restare padrone anche del domani. Il dominio del presente è inconciliabile con la maestria del futuro. Non è questione di priorità, management o visione; è questione di comportamenti conclusivi, il dinosauro persegue le dimensioni e non potrebbe fare altrimenti, gli sono necessarie per competere nel suo ambiente; ma il mammifero promuove l’agilità, perché gli è necessaria per dominare l’ambiente che sta creando intorno a sé.
Il destino è già segnato, basta alzare lo sguardo. Noi stregoni veniamo addestrati a raccogliere erbe e radici, a scrutare nel sottobosco l’appassire o lo sbocciare di funghi e felci; ad ascoltare il rumore lieve, lievissimo dei semi che crescono; e quando abbiamo finito tutto questo, e sappiamo cosa nasce e cosa muore, cosa cresce e cosa invecchia, iniziamo a guardare la foresta, e le montagne che la proteggono, i grandi fiumi che la nutrono e le pianure che l’abbracciano. E a ricordare che tutto passa.
E ora … un po’ di musica
Lo so, lo so, roba da boomer! Per fortuna però la musica è diversa. Mentre il business si trasforma, si evolve e butta via, quando si tratta di musica il tempo non sommerge: seleziona e ripulisce.