Lo Stregone dei Dati #046
La newsletter dedicata al rapporto tra dati, tecnologia, aziende, persone ... e vita.
“Chiunque abbia bisogno di più di una valigia è un turista, non un viaggiatore”.
(Ira Levin)
Benvenuto alla newsletter de Lo Stregone dei Dati. Seguimi in questo viaggio alla ricerca del tesoro nascosto del successo personale e di impresa. Saranno necessari molti incantesimi per superare le prove disseminate lungo il percorso, ma non temere: quelli che sembrano sortilegi in realtà sono il risultato dell’applicazione delle tecnologie digitali all’universo di dati che ci circonda.
I trolley sono uno delle maledizioni di questa nostra moderna età complessa. Lo urlano le mie ginocchia, reduci da una fiera natalizia milanese in cui si sono scontrate con una marea di truppe rotellate, scatenate attraverso i padiglioni, coadiuvate da zaini, zaini su ruote, valigie, sacchetti gialli con il marchio di note catene di supermercati.
Borse, borsette, borselli, borsellini, tracolle, sacche, sporte, sacchetti, zaini, buste, marsupi, valigie … viviamo di contenitori, oggetti non dotati di una identità propria ma disegnati per contenere quella degli altri.
La libertà non è star sopra a un albero
Cantava il Gaber.
Internet è nata così, libera, senza limiti e confini. Un po’ come la “open range”, la prateria aperta, a perdita d’occhio, chiusa solo dall’orizzonte, in cui gli allevatori pascolavano mandrie immense.
Internet infatti è (o dovrebbe essere) infra-struttura, una rete fisica abilitata da alcune regole di comunicazione, peraltro piuttosto semplici; basta e avanza per comunicare e pubblicare, tutto il resto è sovra-struttura.
Che è arrivata dopo, come gli agricoltori che hanno invaso la pianura infinita e hanno costruito gli steccati.
“Cerca su Internet”, “Cerco su Internet”, si diceva. Non è più così, perché l’informazione, il contatto, la barzelletta, la citazione, la foto sono incapsulati in un contenitore. Si chiama motore di ricerca, si chiama social network o quant’altro, ma è semplicemente la scatola all’interno della quale troviamo il contenuto.
Attenzione, qui la distinzione non è tra forma e contenuto, che (come spiegava sempre il vecchio amico Aristotele dopo un paio di bicchieri di retsina di fronte al fuoco) non possono esistere uno senza l’altra, ed entrambe definiscono la cosa e in fondo sono la cosa.
La valigia infatti non è parte della cosa; la racchiude, la limita, la nasconde, serve giusto per portarla in giro; o per riporla in alto, in un vecchio armadio dove nessuno la troverà mai, perché una volta racchiusa perde ogni evidenza e ogni capacità di generare significato. Ecco, la forma esplode il significato, il contenitore lo annulla.
L’economia dei contenitori
Ora la finisco con la filosofia che tra l’altro non è il mio settore, sono stregone e non filosofo!
Fatto sta che ormai su Internet predominano i contenitori, tutti tesi a creare ecosistemi all’interno dei quali crescano piante e animali, all’esterno dei quali piante e animali avvizziscano e muoiono.
Quanto vale una canzone se non è pubblicata su YouTube o Spotify o Apple Music o SoundCloud? Nulla.
Quanto vale un video breve se non è un TikTok o uno Short o un Reel? Si fa fatica anche a capire la domanda.
Quanto vale un augurio se non lo diffondo via Whatsapp o Facebook?
Il problema è che questi contenitori, che di fatto vivono di chi i contenuti li crea, cioè in sostanza mangiano quello che gli offriamo, perché di loro non hanno proprio nulla, perché altrimenti sono solo delle valigie vuote, questi contenitori dicevo hanno dei propri interessi distinti da chi i contenuti li crea. E qui casca l’asino, come diceva quell’altro scappato di casa di Buridano.
Ma questo è un incubo che prende vita! Il trolley si rivolta contro di noi, la notte scende dallo scaffale dove l’ho riposto, inizia a girare per casa e ora del mattino ne avrà preso pieno possesso. Mi trovo a essere ospite in casa mia, peraltro uno dei tanti, tantissimi, una schiera immensa presa a sgomitare per avere un posto un pochino più in evidenza nel trolley, i più fortunati addirittura nella tasca laterale!
AI trolleys
E non è solo Internet: state attenti voi scienziati dell’intelligenza artificiale!
A container is a portable unit of software that combines the application and all its dependencies into a single package that's agnostic to the underlying host OS. It removes the need to build complex environments and simplifies the application development-to-deployment process.
Certo, inizia così, che sembra tutto lindo e pulito e utile e tranquillo, c’è solo un lucchetto da aprire e uno da chiudere per entrare e uscire, e poi uno si ritrova dentro lo steccato. Sembra una realtà asettica, universale, laica, in realtà poi in basso a destra c’è sempre la firma di qualcuno.
La guerra delle valigie è già iniziata, anche per gli LLM. Ciascuno fa a gara a portare il pubblico dentro il proprio steccato.
C’è speranza?
Se chiedete a me, mica tanto. Per un po’ l’open source ha raccolto le speranze di molti, adesso soffoca perché di fatto non gliene importa niente a nessuno.
Ecco, alla fine siamo sempre lì, dicono sempre che è questione di “cultura” ma in realtà si tratta di comprendere le cose. Se non capisco, come faccio a gestire? a controllare, perfino? come è possibile che in questi giorni torme di “consumatori” (questo, alla fine, sono, e fa male chiamare in questo modo un essere umano) si scaglino frementi a comprare aggeggi che governeranno la loro vita, ma di cui in fondo non capiscono praticamente nulla? né l’hardware, né il software? ricordo ancora, secoli fa, quando la gente riservava la stessa stupita venerazione agli idoli. Allora almeno si sapeva di cosa erano fatti, legno, argento o oro che fosse.
Finirà come deve finire, come già è. Consegneremo pensieri, speranze, ricette di panettoni e foto di piatti natalizi a chissà chi, chissà dove, ci stupiremo di un gatto che si agita in un video, ci compiaceremo di un sorriso sotto forma di like, ignari di chi suona la musica a cui balliamo, di chi fa girare la giostra che ci fa divertire.
Basta che la carta sia lucida, patinata e con un bel disegno allegro; basta che il nastro componga un fiocco artistico. Quello che c’è dentro, ormai, conta poco e sicuramente è qualcosa di cui non abbiamo bisogno.
Altro che stregone, non basta un incantesimo, ci vorrebbe proprio un miracolo, qualcosa di natalizio …
E ora … gli auguri
Lo Stregone va in vacanza, torna a gennaio e ne approfitta per augurare buon Natale a tutti.
Anche Natale ormai è diventato un contenitore, anche perché nessuno ricorda più di chi fosse mai questo benedetto (è il caso di dirlo) compleanno, tanto che il festeggiato “original” è stato ormai sostituito dagli eroi della Marvel, come mostrano i telegiornali.
Ma il vostro Stregone è un vecchio romantico e un fedele testone. E allora, per evitare di cadere in sdolcinature e in auguri così asettici che alla fine non sanno di niente, beccatevi le celebrazioni del sergente maggiore Hartman: auguri a tutti.