Lo Stregone dei Dati #043
La newsletter dedicata al rapporto tra dati, tecnologia, aziende, persone ... e vita.
“Ci sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare,
preparare la tavola,
a mezzogiorno.
…
Ci sono cose da fare di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie per non sentire.
…
Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno né di notte,
né per mare né per terra:
per esempio, la guerra
(Gianni Rodari)
Benvenuto alla newsletter de Lo Stregone dei Dati. Seguimi in questo viaggio alla ricerca del tesoro nascosto del successo personale e di impresa. Saranno necessari molti incantesimi per superare le prove disseminate lungo il percorso, ma non temere: quelli che sembrano sortilegi in realtà sono il risultato dell’applicazione delle tecnologie digitali all’universo di dati che ci circonda.
Chi vincerà la prossima guerra?
Il numero 6 de Lo Stregone dei Dati era dedicato alla guerra, a quella nuova, quella fatta con l’intelligenza artificiale. Avevo il netto presentimento che sarebbe tornato di attualità, e non ci vuole uno stregone per caprie certe cose. Lo riprendo con qualche modifica, e non lo faccio certo per pigrizia.
Giorno -1
Inizia la battaglia degli hacker. Appoggiandosi a sofisticate architetture di crittazione/decrittazione alimentate da supercomputer e computer quantici, squadre di migliaia di geek si affrontano per impedire l’accesso ai propri sistemi e guadagnare quello ai sistemi altrui.
Il perimetro del nemico è già stato pazientemente disseminato di backdoor, le vulnerabilità tracciate e memorizzate. Per penetrarlo si usa di tutto, da algoritmi di incredibile complessità a truccacci da pirata informatico della peggior risma. E’ un gioco che richiede competenze raffinate, astuzia ferina e un solido ricorso ai mercenari della rete, quelli che per soldi mettono a disposizione armi, uomini e potenza bellica.
I cannoni, gli obici e i mortai sono sostituiti da architetture SaaS che vengono riempite dalle munizioni del codice, di banche dati e indirizzi di rete, lanciando attacco dopo attacco. Come in tutte le guerre, il volume della forza d’urto conta quanto la qualità degli ordigni.
Gli assalti del nemico al proprio perimetro vengono rintuzzati, respinti, annullati. Gli stessi veicoli predisposti dagli avversari alimentano feroci controffensive. Quando non si riesce a contenere l’impeto delle truppe nemiche si procede all’isolamento dei sistemi compromessi, tentando di ridurre le perdite.
Lo scopo è l’ingresso nei sistemi avversari: la griglia elettrica, le centrali energetiche, le dighe, le autostrade e le altre vie di comunicazione, i sistemi per il controllo del traffico aereo, le macchine per l’arricchimento dell’uranio, i sistemi di difesa (simpatica espressione per indicare missili nucleari tattici o strategici, carri armati, bombardieri, sottomarini o navi da guerra), e così via.
Le “truppe” sono schierate all’interno di edifici super segreti, super sicuri, mani sulla tastiera, bottiglione di bibita gassata appoggiata sulla scrivania. Le riconosci per quella che una volta si definiva la “pancia da sistemista” e il colorito pallido, giallastro, l’abbronzatura da schermo. Il sacro graal che inseguono è mettere le mani sulla rete di comunicazioni, chi arriva lì ha vinto.
Vengono inferti reciprocamente gravi danni. I paesi collassano, non funziona più nulla, le dighe si aprono, travolgono e allagano intere contrade; si verificano fughe radioattive nelle centrali nucleari, esplosioni dappertutto; gli aerei cadono e i treni deragliano; le automobili smettono di colpo di funzionare; il traffico di merci e servizi è interrotto.
Le notti non sono più illuminati dalla luce artificiale, le case non sono più riscaldate, per qualunque compito occorre fare ricorso a strumenti fisici, manuali. Tempo qualche settimana e finiscono le scorte dei beni primari per la popolazione, prima le città poi le campagne retrocedono a modi di vita da età del bronzo, in poco tempo si perdono migliaia di anni di evoluzione.
In molte zone è il caos, il collasso dell’autorità costituita, homo homini lupus, l’unica legge valida è quella del più forte, l’unica pratica utile il saccheggio e la violenza. Si crea una frattura tra le truppe al fronte, quelle ben equipaggiate, nutrite e disciplinate, e il disordine a casa. Nulla di nuovo, anche in questo caso.
Giorno zero
Lassù in alto, in alto nel cielo, parte e già si sta per concludere un’altra battaglia, quella per distruggere l’infrastruttura dei satelliti, fondamentale per i sistemi di posizionamento, di tracciamento e di mira. I raggi laser solcano il cielo per inibire, disattivare, danneggiare o distruggere la flotta nemica.
Viene modificata la traiettoria dei satelliti nemici per farli rimbalzare tra di loro, distruggersi a catena, o addirittura piombare sul pianeta. Con i calcoli più appropriato i satelliti diventeranno micidiali bombe a devastare il territorio nemico.
Giorno uno
Ancora in cielo, ma più in basso, si affrontano gli stormi di droni. Centinaia, migliaia di apparecchi il cui funzionamento e coordinamento reciproco è gestito in tempo reale dagli algoritmi di AI che li governano. Questa battaglia dura pochi minuti, se non secondi, con la velocità istantanea tipica dei sistemi informatici. La struttura di coordinamento più efficace, vale a dire il sistema di intelligenza artificiale maggiormente sofisticato e performante, si impone su quello nemico e lo stormo avversario viene subitaneamente annichilito.
La via è ora aperta ai droni da bombardamento, che raggiungono velocemente tutte le parti del territorio nemico, ormai senza protezione, e con precisione chirurgica, con margini di errore di pochi centimetri, centrano e distruggono tutti gli obiettivi militari e civili degni di attenzione.
Droni più piccoli utilizzano diversi sistemi di riconoscimento per identificare le persone sensibili e sterminarle. Le telecamere posizionate sui droni da osservazione riprendono i volti, li riconoscono, li identificano confrontandoli con le banche dati da tempo predisposte. Se il volto è coperto, si analizza la gestualità, il modo di camminare, per identificare l’identità con sufficiente approssimazione; in mancanza di altro si calcola la probabilità della residenza in un determinato posto o edificio in base al tracciamento degli spostamenti precedenti, e si agisce di conseguenza.
Si inizia da ufficiali e sotto ufficiali; l’esercito nemico è decapitato, senza guida, si sbanda velocemente e iniziano le rese di massa.
Si prosegue con politici e funzionari statali, insegnanti, medici e infermieri, manager e imprenditori, oltre a tutto il personale dotato di competenze tecniche utili. Tutta l’infrastruttura di competenze della nazione viene spazzata via per eliminare la capacità del nemico di coordinarsi, di decidere, di reagire. Non c’è più personale qualificato negli ospedali, nelle fabbriche, nei ministeri, nelle infrastrutture.
Giorno due
E’ la fine.
I robot occupano il territorio nemico, sostenuti dove necessario da truppe umane di terra. Comandati a distanza da basi situate in inospitali desertii droni di terra si posizionano su crocevia e strade principali, entrano nelle città, eliminano le resistenze residue e danno le necessarie disposizioni alla popolazione.
Resta solo una totale devastazione. Tutti gli edifici di una qualche rilevanza sono distrutti. Non c’è più energia né l’infrastruttura necessaria per produrla e distribuirla. Tutti gli apparecchi dotati di una qualche componente digitale (cioè, tutti) sono stati permanentemente frizzati. Automobili, treni, frigoriferi, cellulari, non funziona più nulla, irreparabilmente. La rete stradale è inagibile, i porti bloccati dai detriti delle esplosioni. Tutti i mezzi per il trasporto sono stati annichiliti.
La classe dirigente e quella tecnica sono sterminate, chirurgicamente rimosse. Le vittime collaterali sono numerosissime, coinvolte nei bombardamenti intelligenti.
Incipit
Il primo paragrafo di un libro che ho letto, attinente all’argomento del post.
Quando la religione trasforma gli uomini in assassini, Dio piange. Così ci dice il libro della Genesi. Avendo fatto gli esseri umani a sua immagine, Dio vede il primo uomo e la prima donna disobbedire al primo comando, e il primo bambino umano commettere il primo omicidio. In un breve lasso di tempo "il mondo si riempì di violenza". Dio 'vide quanto era divenuta grande la malvagità della razza umana sulla terra'. Leggiamo poi una delle frasi più scottanti della letteratura religiosa. "Dio si è pentito di aver fatto l'uomo sulla terra, e il suo cuore era pieno di dolore’ (Genesi 6.6.)
Jonathan Sacks, Not in God’s name
E ora … un po’ di musica?
Di fronte a certe notizie e a certe immagini anche la voglia di fare musica viene meno. I mastini della guerra ringhiano e pensiamo ai nostri figli che potrebbero presto partire per il fronte. Sembra incredibile in questo momento, ma è già successo tante tante tante volte, perciò non solo è possibile, ma anche probabile. E chi ha voglia di cantare e suonare? In questi momenti tutto quello che abbiamo da cantare è: diamo una possibilità alla pace. All we are saying, let’s give peace a chance.