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Lo Stregone dei Dati #034
La newsletter dedicata al rapporto tra dati, tecnologia e gestione aziendale. Per sviluppare l'azienda come una "data & technology company".
“Ci sono delle aree che sappiamo essere inesplorate, cioè cose che sappiamo di non sapere. Ma ci sono anche aree sconosciute di cui non siamo consapevoli - quelle che non sappiamo di non sapere … ed è questa seconda categoria che può diventare un problema”.
”There are known unknowns; that is to say we know there are some things we do not know. But there are also unknown unknowns—the ones we don’t know we don’t know… it is the latter category that tends to be the difficult ones.”Donald Rumsfeld
Benvenuto alla newsletter de Lo Stregone dei Dati. Seguimi in questo viaggio alla ricerca del tesoro nascosto della competitività di impresa. Saranno necessari molti incantesimi per superare le prove disseminate lungo il percorso, ma non temere: quelli che sembrano sortilegi in realtà sono il risultato dell’applicazione delle tecnologie digitali all’universo di dati che ci circonda.
Ebbene sì, come diceva sempre mia nonna, l’ignoranza è una brutta cosa.
Anche nelle aziende, purtroppo, gli ignoranti non mancano. Come tuttavia ci ricorda la citazione in apertura, il vero ignorante non è quello che non sa, ma chi non sa di non sapere. Come te lo spiego, se neanche ti rendi conto di doverlo capire? Come faccio a confrontarmi con quella sicurezza un filo arrogante, figlia di chi pensa di avere tutto capito, se in realtà non stai capendo e questo ti impedisce non solo di vedere la soluzione, ma anche di capire che c’è un problema?!?
Non è questione semplice da risolvere, in primo luogo perché coinvolge tutti e nessuno può pensare di esserne esente. L’ignoranza di chi pensa che gli ignoranti siano gli altri tende a diventare un loop ricorsivo, come GNU, il nome dell’antesignano di LINUX. GNU infatti sta per “GNU's Not Unix”, ma allora cos’è GNU? Un giochetto simile a quella vecchia filastrocca per bambini, da cui non si esce.
“C’era una volta un re
seduto sul sofà
che disse alla sua serva
raccontami una storia
la serva incominciò:
c’era una volta un re …”
Reazioni
Tutto ciò ovviamente si applica anche alle ondate di innovazione tecnologica che continuamente si susseguono da qualche decennio.
Ogni volta che qualcosa rischia di sbarellare un’altra volta ancora il quadro di quello che abbiamo (o pensiamo di avere) capito, si crea per definizione una nuova area di ignoranza, in parte percepita in parte no.
Ora a me pare che le reazioni che è dato osservare quando qualcuno ci avvisa che non conosciamo quello che non conosciamo abbiano un andamento tipico (a meno che non mi sfugga qualcosa e che non mi renda conto che mi sfugge).
Sostanzialmente individui e aziende reagiscono al buio che avanza cercando di rintuzzare quest’area di ignoto all’interno delle due aree adiacenti, quella dell’ignoranza completa che ritiene non ci sia nulla da conoscere; e quella della piena consapevolezza di chi pensa di ben conoscere quello che in realtà non conosce. Due facce, stessa medaglia.
Siccome il vostro Stregone ne ha viste tante, ma tante, addirittura da pensare di scriverci un libro, provo a descrivere meglio la varietà delle reazioni ignoranti.
Non è vero
“Non è vero. Cioè, non è vero quello che si dice. Sì, sì, ho capito, anch’io ho letto, cosa credi. Ma sai com’è, dietro queste cose c’è sempre qualche interesse, cui prodest, etc. in realtà le cose stanno diversamente. Un mio amico, che lavora alla manifattura tabacchi nell’ufficio contabilità ma in realtà è un grande esperto di tecnologia, dice che …”
“Guarda che queste cose esistevano già, sono in giro da un sacco di tempo, è solo che la gente ha tempo da perdere e i giornali devono vendere, per cui sembra sempre tutto un rebelòt ma in realtà l’è semper istess”.
“In realtà ogni innovazione si aggiunge a quello che c’è, non lo soppianta, per cui alla fine non cambierà molto”.
“E poi il profumo della carta … ma vuoi mettere il profumo della carta ?!?”
Non ho capito
In questo caso non c’è verbale, ma cinestesico. Chi non capisce, preferisce non ammetterlo. Cioè, in realtà sono rarissimi quelli che ammettono di non avere capito. I più provano a ripetere una frase intelligente letta da qualche parte, giusto per non stare zitti, ma la frase in bocca loro esce storta perché si capisce che non capiscono quello che stanno dicendo. Oppure ti ascoltano in silenzio con sguardo bovino e poi cercano di cambiare argomento, dirottando la conversazione su quello che secondo loro è più importante, tipo che siamo indietro sul fatturato, così non se ne parla più.
Spiace, perché in questo modo il processo di apprendimento non inizierà mai e questi personaggi saranno costretti per tutta la vita a combattere con il telecomando di casa, schaicciando a caso e finendo per guardare sempre e solo i primi 9 canali.
FANTASTICO!
La tecnologia è fantastica e ogni progresso viene accolto con lo stesso entusiasmo di chi comprava gli occhiali a raggi X pubblicizzati sul retro delle schedine del totocalcio. Per chi neanche si ricorda le schedine del totocalcio, sto facendo riferimento ad aggeggi che promettevano di permettere a chiunque li indossasse di guardare le donne sotto i vestiti (gli occhiali a raggi X, non le schedine del totocalcio). Sospetto fortemente che non funzionassero ma, che ci crediate o no, non ho mai approfondito. Se qualcuno invece ha avuto modo di sperimentare, mi scriva in privato.
Comunque non se ne trovano più (di occhiali a raggi X) perché quello che la tecnologia non ha permesso, lo permette il costume, con soddisfazione dei produttori di costumi di bagno che fanno utili da favola risparmiando sul centimetraggio.
Ho divagato. Gli entusiasti della tecnologia accolgono tutto come una rivoluzione e ne sono fieri, gioiosi. Finalmente! Il dialogo tra due di questi personaggi si snoda in un botta e risposta enfatico, in cui ciascuno ricorda una delle tante cose fantastiche che si possono fare adesso, magari dando per acquisite cose che saranno disponibili (forse) fra anni, in campi assolutamente disparati, dal teletrasporto alle medicine personalizzate, senza soluzione di continuità, senza preoccupazioni di coerenza o attendibilità. “Pensa che …” “Sì, ma addirittura …”
Personalmente tutto ciò mi annoia e dopo cinque minuti scarsi comincio a pensare a cosa mangerò quella sera.
Gli spaventati
Sì è vero, sta arrivando un enorme cambiamento. Nulla sarà più come prima, e questa è ancora più grande dell’avvento di Internet. Ma attenzione, questo non sarà per il meglio. Non ci rendiamo conto che la tecnologia promette di renderci felici, ma sono tutte palle, non è quello che sta succedendo. Si amplierà il divario fra poveri e ricchi. La società diventerà una tecnocrazia. Ci toglieranno la capacità di pensare. Ci sarà una disoccupazione spa-ven-to-sa. Saremo costretti ad atti di cannibalismo. La singolarità. SkyNet. HAL.
Prevedere il disastro è anche quello un modo di illudersi di averlo sotto controllo, cosa impossibile se non si sa proprio nulla di quello che sta succedendo.
Gli aggressivo/vendicativi
Gusto personale, fra tutti i tipi descritti questi son quelli che peggio sopporto.
Si schierano entusiasticamente a favore del cambiamento con un’aria da vendetta imminente. Recentemente dialogavo con un informatico che con uno strano mix tra entusiasmo, dileggio e malcelato disprezzo prediceva la veloce scomparsa … degli informatici, rapidamente sostituiti dalla AI generativa. Ma ne era contento! come fosse una rivalsa: come un romano dell’urbe che fa tifo per i barbari. Come uno juventino che difende e sostiene i giudici della figc.
Vedrete voi! Resterete tutti disoccupati! (ma perché, tu invece?) Soprattutto i giovani! (poveri giovani, non lasciamo loro neanche la possibilità di diventare vecchi)
Cioè, magari i social distruggeranno l’editoria; e la blockchain farà piazza pulita di banche e assicurazioni; e l’AI eliderà, in ordine casuale, medici, informatici, scrittori, pubblicitari, avvocati, giudici, e così via, ma non è una cosa bella, o no? Cioè, tutti senza lavoro, magari è inevitabile, ma non dovremmo essere preoccupati invece che sollevati?
La verità
Se ho visto giusto, ciascuno di noi può prendere questi atteggiamenti, calarli nella realtà della propria azienda e capire quanto sono comuni, quanto male facciano e quanto impediscano la competitività e il progresso delle organizzazioni ma ancora prima delle persone.
Non mi tiro indietro, anch’io ricado a volte in una di questi atteggiamenti. Alla fine però io credo che noi siamo in grado di occuparci del nostro futuro; lo facciamo da 200.000 anni e non è che le tigri con i denti a sciabola fossero meno pericolose di Chat GPT.
L’Unione Europea impiega più di 2.000 traduttori. Il numero da parecchi anni è in calo costante, ma non rovinoso, nonostante la crescita dei paesi membri e dunque delle lingue gestite. Le tecnologie di traduzione automatica hanno da tempo rivoluzionato i processi, ma è comunque necessario un ruolo di supervisione umana, si spende meno tempo a sfogliare i dizionari e più tempo a garantire un senso consapevole del contesto.
E alcuni “translators” stanno modificando il loro ruolo in quello di “transcreators”, specializzati nel finalizzare i contenuti a una pluralità di audience specifiche. Pare che le società di marketing ne siano ghiotte.
Insomma, se c’è una qualità che contraddistingue la specie umana è la capacità di capire, di imparare e di adattarsi; cosa diversa dalla semplice “evoluzione”. Questo, almeno, lo sappiamo.
E ora un po’ di musica
Ho iniziato a camminare lungo una strada sporca.
Ho iniziato tutto solo e il sole è tramontato
Mentre attraversavo la collina la città si è illuminata
e il mondo si è fermato
Sto imparando a volare
Ma non ho le ali
Atterrare
È sempre la cosa più difficile