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Lo Stregone dei Dati #033
La newsletter dedicata al rapporto tra dati, tecnologia e gestione aziendale. Per sviluppare l'azienda come una "data & technology company".
Per giudicare un uomo bisogna almeno conoscere il segreto del suo pensiero, delle sue sventure, delle sue emozioni.
(Honoré de Balzac)
Benvenuto alla newsletter de Lo Stregone dei Dati. Seguimi in questo viaggio alla ricerca del tesoro nascosto della competitività di impresa. Saranno necessari molti incantesimi per superare le prove disseminate lungo il percorso, ma non temere: quelli che sembrano sortilegi in realtà sono il risultato dell’applicazione delle tecnologie digitali all’universo di dati che ci circonda.
Devo dirlo, sono piuttosto scettico nei confronti delle emozioni; a mio parere sono sopravvalutate. Ho maturato questa convinzione dopo aver provato a guardare per qualche tempo uno tra i tanti s-talent show musicali in tv, in cui presunti esperti di musica esprimono giudizi basati semplicemente sul mi hai suscitato/non mi hai suscitato emozioni, come fosse tutto lì. Tra l’altro a quel punto il “per-me-è-sì/per-me-è-no” potremmo affidarlo al mio parrucchiere (hair stylist, si fa chiamare da qualche tempo) che con tutta la gente che vede e le confessioni che raccoglie è un esperto di emozioni più di quanto gli esperti di musica lo siano di musica.
Emozioni
Questa volta però l’occasione per parlare di emozioni era importante, e qualificata. Ogni anno la delegazione Triveneto della FERPI (la federazione dei professionisti delle relazioni pubbliche), organizza in quel di Venezia Inspiring PR, un evento come io personalmente non ne ho mai visti. E’ il terzo cui assisto, il terzo che mi coinvolge e affascina.
Funziona così: si sceglie un tema “altro” (quest’anno, appunto, le emozioni) si invita gente disparata, artisti, imprenditori, scienziati, inventori o cantastorie, tutti o quasi super cazzuti e interessanti, e poi si ascolta come affrontano il tema. Invece di invitare a parlare di comunicazione gli esperti di comunicazione, che (non si offenda nessuno) direbbero cose che più o meno si sanno già, si chiamano esperti di altri saperi a parlare di un tema diverso ma evocativo. Starà poi a chi ascolta fare collegamenti fecondi e sorprendenti.
Il risultato è notevole, vaut le voyage! Vale sicuramente il biglietto di ingresso, peraltro di costo moderato. Ma c’è il trucco: una splendida sede, la Scuola Grande di San Giovanni Evangelista a Venezia (vedi foto qui sopra) che da sola è in grado di coinvolgere e ispirare.
La gotta
Fatto sta che alla fine tutto questo baillame dell’intelligenza artificiale è entrato di prepotenza anche a Inspiring PR, anche se si parlava d’altro: è lo spirito dei tempi. Però siccome sullo stage c’erano dei bei cervelli e punti di vista originali, gli stimoli sono stati tanti e allora ho deciso di parlarne in questa sede.
La gotta, nei secoli scorsi, veniva ai ricchi, perché essendo ricchi mangiavano tanta carne, che i poveri non potevano mangiare perché appunto erano poveri. Non sto qui a descrivere l’effetto sul metabolismo perché non sarei in grado, so solo che il corpo si riempiva di pipì e i ricchi, proprio perché erano ricchi e avevano più possibilità dei poveri, finivano a morire presto e male, soffrendo come bestie.
Ora io lo dico, non esagerate con Chat GPT, perché funziona allo stesso modo: l’abbondanza, la disponibilità non sempre genera benessere e felicità.
A furia di scrivere prompt cercando di capire come ragiona l’algoritmo, e a volte in modi che sfidano il senso comune, insomma a star lì per ore a smanaggiare il prompt, rischiate di perderlo. Il senso comune. Sarete anche empowered dall’intelligenza artificiale, ma non sarà la vostra, quell’intelligenza.
So di cosa parlo: ho appena visto il video di un tizio che ha speso qualche giorno per disegnare tramite l’intelligenza artificiale la foto di lui che prende un pugno da Mohammed Ali. Perdere giorni a far disegnare da una macchina lui che prende pugni da Mohammed Ali, come potremmo qualificare una simile impresa? Però l’hanno chiamato “prompt engineering”, fa molto cool e il video l’ho visto perché lo additano a modello ed esempio e siamo tutti contenti così. [Che poi alla fine ha dovuto darci di Photoshop a chili perché altrimenti l’AI non ci arrivava. ]
La singolarità al contrario
“La decadenza del linguaggio sta riducendo la capacità di comprendere e concettualizzare il mondo”. Papale papale, detto da un linguista. Usiamo fotografie, video, emoji, emoticons, abbreviazioni e anche quando capita un sostantivo, un aggettivo o addirittura un avverbio, vengono scelti all’interno di un vocabolario che costantemente si restringe. A questo punto arrivano i sistemi di AI generativa e ci troviamo a chiedere alla macchina di scriverli lei, i testi. Cosa potrà mai succedere alla nostra povera mente? Ve lo dico io: si atrofizzerà gradualmente per poi morire di inedia, e il processo è già iniziato, come suggerisce l’evidenza.
Recuerdate: se la singolarità mai arriverà, non succederà perché la macchina aumenterà la propria intelligenza, ma perché diminuirà la nostra.
Velocità
Nel 2018 in quel di Open AI hanno previsto di mettere qualcosa sul mercato nel 2033. Ci sono arrivati dieci anni prima, riducendo il time to market di due terzi.
Evviva! Aspetta un po’, giusto un momento, so che hai fretta di innovare … ma perché si insiste così tanto sulla velocità? Voglio dire, perché mai dovremmo fare tutte le cose in fretta? Parlo da milanese, cos’abbiamo di così importante da fare che continuiamo a spingere il mondo per farlo andare più velocemente? Cioè, non è che se Chat GPT-1’ arriva prima allora sono più felice e la mia vita è più piena e degna di essere vissuta. O no?!?
Ve lo dico io perché abbiamo sempre fretta: a parte le ovvie questioni economiche, è tutta questione di dopamina!
Tutti i meccanismi di utilizzo delle applicazioni digitali, tra cui i social network, utilizzano un meccanismo suggerito dalle scienze comportamentali e insegnato nelle università americane a quelli che poi hanno costruito il mondo digitale.
Il meccanismo è semplice e conta delle fasi a ciclo continuo: c’è un trigger (tipo, una notifica), che suggerisce un’azione (guarda un po’ chi ti ha piaciuto), che provoca un rinforzo positivo, intrepretato dal nostro organismo che esegue e effettua una mini secrezione di piacere. Altro trigger, altra azione, altro piccolo shot. Funziona così bene che siamo arrivati a cicli di poche decine di secondi che si ripetono una miriade di volte, come nei video brevi.
Dopo un po’ succede che è difficile smettere perché vado immediatamente in astinenza; se devo allontanarmi, non vedo l’ora di ricominciare; se poi la lontananza dura troppo, mi vengono delle sbalordate di depressione; e alla fine di tutto le mie povere ghiandole non ce la fanno più a secernere la dopamina e mi viene la scimmia.
Questo schema funziona così bene che si è esteso a tutti gli ambiti. Dalla televisione (non più film ma serie, un episodio via l’altro, una serie via l’altra); alla predominanza degli acquisti di impulso nei prodotti di largo consumo; e se ci pensiamo, appunto, al ciclo dell’innovazione tecnologica.
Emotional AI
L’ultima.
Già da qualche anno si addestrano i sistemi di AI a comprendere l’emozione di chi chiama i call center, per adeguare la risposta dell’operatore, vero o bot che sia.
Io chiamo, mi risponde qualcuno, il sistema gli dice se sono incazzato, annoiato, allegro o quant’altro, e gli suggerisce cosa conviene dirmi, se è il caso di farmi uno sconto, accettare il reso, insistere o mettere giù.
Per questa puntata ho finito gli aggettivi: dico solo che se appena mi viene il sospetto che il mio operatore telefonico, o ditta del gas, o cos’altro, legga in automatico le mie emozioni per manipolarmi meglio, è la volta che disdico tutti gli abbonamenti e vado a vivere nelle grotte dell’Appennino tosco-emiliano.
E ora un po’ di musica
Prendi un'emozione, chiamala per nome
Trova il suo colore e che suono fa
Prendila per mano, seguila pian piano
Senti come nasce, guarda dove va
Prendi un'emozione e non mandarla via
Se ci vuoi giocare, fai cambio con la mia
Lo Stregone dei Dati #033
Sì ce l'ho presente. Non voglio certo apparire come un luddista anti innovazione, ma quando arriva una nuova ondata di tecnologia è importante indirizzarla subito verso scopi e modalità positivi. Anche se temo di restare digiscettiico
"se la singolarità mai arriverà, non succederà perché la macchina aumenterà la propria intelligenza, ma perché diminuirà la nostra." Molto bella questa osservazione! Se non lo hai ancora visto consiglio il film Idiocracy :-) https://it.wikipedia.org/wiki/Idiocracy