Lo stregone dei dati #020
La newsletter dedicata al rapporto tra dati, informazioni e tecnologie trasformative. Per gestire l'azienda come una "data & technology company".
Il 20: è un numero pari. È un numero composto con i seguenti 6 divisori: 1, 2, 4, 5, 10, 20. Poiché la somma dei divisori (escluso il numero stesso) è 22 > 20, è un numero abbondante. È un numero tetraedrico, la somma di primi quattro numeri triangolari. È un numero di Harshad nel sistema numerico decimale. È un numero colombiano nel sistema numerico decimale. È un numero semiperfetto, perché è la somma di alcuni dei suoi fattori: 20 = 10 + 5 + 4 + 1. È la somma di due quadrati, 20 = 22 + 42. Approssima con precisione dello 0,9‰ la semplice espressione eπ-π che utilizza i due importanti numeri trascendenti. È parte delle terne pitagoriche (12, 16, 20), (15, 20, 25), (20, 21, 29), (20, 48, 52), (20, 99, 101). È un numero palindromo nel sistema di numerazione posizionale a base 3 (202). È un numero pratico. È un numero congruente. E’ un numero malvagio. È un numero oblungo, ovvero della forma n(n+1).
(Wikipedia)
Benvenuto alla newsletter de Lo Stregone dei Dati. Seguimi in questo viaggio alla ricerca del tesoro nascosto della competitività di impresa. Saranno necessari molti incantesimi per superare le prove disseminate lungo il percorso, ma non temere: quelli che sembrano sortilegi in realtà sono il risultato dell’applicazione delle tecnologie digitali all’universo di dati che ci circonda.
Siamo arrivati al numero 20. Wow!
Non c’è modo migliore di festeggiarlo che pubblicare la seconda parte dell’intervista a Fabiano Sileo, che ho conosciuto in quanto Fabiano ha avuto la cortesia di includere Lo Stregone dei Dati in una sua personale top ten delle newsletter nel campo Business Intelligence/Data Science.
Vi ricordo che Fabiano pubblica un blog con annessa newsletter, con contenuti più tecnici, all’indirizzo http://www.fabianosileo.it/ e un podcast “Dai dati alla business intelligence” che consiglio caldamente a chiunque. Gli ospiti sono di qualità, le interviste condotte in modo tanto aperto quanto approfondito e il simpaticissimo Fabiano è molto bravo nello sviluppare gradualmente una comunità di chi si occupa di questi temi. Lo trovate su Spotify e su tutte le altre piattaforme.
Questa dunque è la seconda e ultima parte dell’intervista.
Dopo di che lo Stregone va in vacanza, anche perché voglio ben sperare che ad agosto abbiate di meglio da fare che leggermi …
Ci eravamo lasciati con il colloqui di assunzione di Fabiano in Verisure, in cui da subito era emerso che il suo profilo era piuttosto non convenzionale rispetto a quello canonicamente previsto per il ruolo.
Fabiano: per cui mi sono detto, ormai sono qui, facciamo una chiacchierata. Devo dire che a quel punto mi sono subito sintonizzato con la mia referente. Durante la chiacchierata ovviamente sono emersi temi legati alla business intelligence e io, sicuro del fatto che ormai fosse solo una chiacchierata informale perché oramai ci eravamo serenamente detti che il mio profilo era diverso da quello che cercavano, mi sono permesso di dare consigli, di dire dove secondo me sbagliavano e cosa potevano fare di più e di diverso. Ho capito, sono troppo tecnico e troppo specializzato rispetto al ruolo, va bene, però secondo me questi sono gli errori e questa è la cosa che farei io al vostro posto. Non so se l'avrei detto in un contesto più finalizzato all'assunzione; ovviamente no! Fatto sta che … sono qui.
Lo Stregone: fantastico.
Fabiano: quindi anche il percorso di entrata fu abbastanza particolare e il primo obiettivo era quello di mettere in sicurezza una serie di cose. Poi pian piano l'appetito vien mangiando, nel senso che quando si iniziano a scoprire effettivamente le potenzialità della business intelligence e dei dati in generale ci si rende conto che si possono fare più cose, si possono ottimizzare i progetti, si possono conoscere più informazioni a valore aggiunto e quindi si è un po’ spronati a fare cose nuove. Poi io sono abbastanza curioso, mi piace mettere le mani in pasta dovunque, quindi iniziai a girare per il database, a vedere quello che si poteva migliorare. Anche adesso è un percorso che si sta evolvendo pian piano.
Lo stregone: e man mano che si evolve libera valore.
Fabiano: cerchiamo di restituire alle linee molti dati a valore aggiunto. L’importante è innescare il meccanismo per cui gli input diventino azioni e questo percorso passa dai manager, dai responsabili vendite ad esempio. In base ai risultati io agisco di conseguenza per identificare e affrontare i roadblock, tenendo conto anche di fattori soft quali l'intuito, di cui mi fido sempre anche perché si basa sull'esperienza che si accumula nel tempo.
Lo Stregone: l’importante, per dirla difficile, è che le metriche diventino un punto di riferimento collettivo.
Fabiano: questo è un punto cruciale. E’ qualcosa su cui stiamo lavorando molto e stiamo cercando di trovare le leve, ovviamente, per convincere e spronare tutti a seguire tali consigli. Che poi non sono solo i consigli del controllo di gestione, ovviamente, perché ci sono anche altri reparti che fanno altre cose, quindi sono una serie di reparti che collaborano per riuscire a dare valore aggiunto. Ad esempio stiamo cercando di rendere sempre più partecipi i manager della forza vendita, nella fase di elaborazione del budget, nella conoscenza del P&L del proprio centro di costo. Quindi cerchiamo di coinvolgerli e di renderli protagonisti nell’utilizzo di certe metriche, per riuscire a raggiungere determinati obiettivi legati alle metriche stesse, che poi noi misuriamo e quindi poi questo sprona ad utilizzare gli strumenti che mettiamo loro a disposizione. Diciamo è un tema sempre complesso quello del cambiamento, è un po’ culturale, perché a quel punto non si ha più a che fare con dati e query, ma con persone. C'è un forte commitment da parte dei vertici dell'azienda in tal senso.
Lo Stregone: molto interessante. Adesso però cambiamo argomento, parlaci della tua esperienza di blogger e di podcaster.
Fabiano: è nato tutto un po’ per gioco. Fondamentalmente io ho un blog che curo, anche se curare è una parola grossa. L’ho aperto mentre stavo in consulenza e lo utilizzavo per condividere le soluzioni che trovavo ai problemi che affrontavo. Quindi era abbastanza tecnico e facevo delle guide sostanzialmente in ambito debugging nel mondo SAP datawarehouse, che era quello di cui mi occupavo. Nel tempo poi mi sono reso conto di due cose. La prima era che avevo poco tempo per riuscire a curare un blog e che l’impegno richiesto era tanto, perché erano guide abbastanza lunghe. Tanto che abbiamo messo sul blog l'indicazione del tempo necessario alla lettura e la media era comunque non sotto gli 8/10 minuti, che per una guida comunque è abbastanza. In più era necessario reperire tutto il materiale, trasformarlo, riuscire a spiegarlo, eccetera. Insomma andava via una marea di tempo. Io ovviamente lo faccio per hobby, perché sono convinto che di questi temi si parli ancora poco, quindi mi piace un po’ condividere. Non voglio dire quello che so, ma quello che sto imparando nel corso del tempo. Però riuscivo a farlo con poca frequenza e poca costanza.
Lo Stregone: scrivere richiede molto tempo, anche perché occorre prepararsi prima, anche quando sembra solo un’opinione, un pensiero.
Fabiano: è proprio così. In più mi ero reso conto che erano argomenti molto, molto specifici e molto, molto tecnici. Quindi mi avvicinavano solamente persone che già avevano un background di questo tipo e che quindi volevano risolvere un problema specifico. Io invece volevo andare oltre alla tecnica, anche se ovviamente la tecnica ha la sua importanza. Volevo ampliare il discorso, riuscendo a mostrare le potenzialità dei dati e della business intelligence ad un pubblico un po’ meno specialistico e un po’ più lontano dall'argomento. Per questo motivo ho provato a fare un podcast, ma veramente in maniera molto hobbistica, nel senso che ho scaricato la prima applicazione che ho trovato per fare podcast e senza neanche un microfono ho iniziato a parlare delle mie cose.
Lo Stregone: come diceva un saggio cinese con cui sono andato a scuola di magia molto, molto tempo fa, ogni lungo viaggio comincia da un primo passo.
Fabiano: così è stato anche per me! Poi piano piano ho cercato di migliorare, anche se a livello tecnico devo crescere tanto, anche l’attrezzatura che uso è abbastanza basic. Però sono abbastanza convinto che sebbene il contenitore sia importante, è il contenuto che fa la differenza.
Lo Stregone: Content is King!
Fabiano: La cosa principale è che l’ascoltatore deve essere in grado di sentire senza problemi quello che viene detto. Dopo di che mi concentro sul contenuto. Pensa però che sono partito facendo chiacchierate da solo, registrandole in macchina, nel traffico.
Lo Stregone: un bel modo di sfruttare i cosiddetti tempi morti! Che poi se abiti a Roma di tempo nel traffico ce ne passi davvero tanto.
Fabiano: lasciamo stare … Insomma, avendo tutto quel tempo in macchina a disposizione mentre andavo in ufficio ho iniziato a sfruttarlo appunto per fare podcast. Nel corso del tempo ho pensato di iniziare a intervistare delle persone, principalmente per due motivi. Il primo è perché sicuramente avere una rete di persone più esperte, più brave di te in qualcosa ti dà modo di crescere, di imparare, di approfondire degli argomenti. Il secondo è che, proprio per riuscire a divulgare un po’ di più, a fare un po’ più, a rendere più spiegabile tutto il mondo dei dati ovviamente servono varie competenze che appartengono a più persone. Non mi sembra neanche corretto fare il tuttologo. Per esempio quando si parla di machine learning, se non c’è competenza si diventa molto generici. In realtà mi sento uno studente che sta cercando di imparare, non mi sento ancora in grado di insegnare qualcosa a qualcuno. Posso condividere il mio percorso, i miei errori, quello che sto imparando, ma sicuramente non posso insegnare. Per riuscire a raccontare gli elementi di questa materia, coinvolgere persone che ne sanno molto di più è secondo me la via migliore, sia personalmente per saperne di più sia per riuscire a dare messaggi un po’ più interessanti.
Lo Stregone: un tipo di Atene che conoscevo parlava sempre del metodo maieutico e peripatetico. Lui la metteva giù durissima comunque praticamente significa che prendi un amico, vai a fare una bella camminata in un posto elevato sotto i portici (tipo: l’Acropoli), uno fa le domande, l’altro prova a rispondere, e alla fine tutti e due ne hanno capito qualcosa di più.
Fabiano: OK. Beh, tra le altre cose ho fatto anche un po’ di rete, la famosa community, e adesso c'è una community di gente che quasi si autoalimenta.
Lo Stregone: come fai a sviluppare la community?
Fabiano: Al momento lo strumento principale con cui veicolo il podcast è LinkedIn, perché mi sembra lo strumento più adatto a questi temi. Ovviamente sarei poco a mio agio su altri social. Un po’ perché non è il mio stile e un po’ perché sono comunque temi legati al mondo del lavoro. Su LinkedIn devo dire che sto riscontrando parecchio interesse, nel senso che comunque ci sono delle persone che oltre a seguire il mio profilo hanno iniziato ad ascoltare i podcast, a scrivermi, quindi si sta creando qualcosa di molto interessante. Per me rimane sicuramente un hobby, è un divertimento, però fare rete è comunque qualcosa di bello e che mi dà la possibilità anche di conoscere tantissime persone, tantissimi esperti di vari domini.
Lo Stregone: bello, molto interessante. Anche secondo me LinkedIn funziona molto bene in genere su tutto quello che è business.
Fabiano: Secondo me le due parti che, almeno per quello che posso vedere nel mio piccolo, mancano in Italia, sono la cultura e la conoscenza. Da una parte sono cose abbastanza tecniche e percepite come tali, che sono conosciute solo dai tecnici, tendenzialmente, quindi c'è bisogno di allargare questa platea, correndo anche il rischio di semplificare. Dall’atra c’è un gap culturale, nel senso che condividere i dati e utilizzare bene i dati all'interno dell'azienda è comunque un grande cambiamento, soprattutto a livello operativo quotidiano, di lavoro quotidiano. C'è sempre un po’ di resistenza nel condividere i dati, nel disporre di dati condivisi fra tutti i reparti e questo l'ho visto soprattutto in consulenza, avendo girato diverse aziende, anche molto grandi. Diciamo che il problema dei silos dei dati è presente in tutte le aziende, anche quando si è capito che i dati hanno un valore e forse proprio per questo, perché nasce l'impressione che ci sia un potere nel fatto di disporre di informazioni. Ma questo in realtà crea un problema all'azienda nel suo complesso. Quindi a volte dare delle informazioni aggiuntive al singolo manager significa addirittura toglierle all'azienda. Secondo me questi sono i due campi su cui c'è necessità di lavorare e per questo credo che il lavoro di chi fa divulgazione sia molto, molto importante e utile.
Lo Stregone : un’ultima domanda: cosa vedi dal tuo osservatorio? Che cosa sta succedendo in questo momento nel campo della business intelligence e della data science?
Fabiano: credo che il mondo della gestione dei dati si stia evolvendo rapidamente. Da quando è scoppiato il trend della data science, del machine learning, dell'intelligenza artificiale in generale, quello che una volta era solo business intelligence sta cercando di inglobare delle funzionalità di machine learning o comunque di capacità previsionale. E ovviamente lo fa in maniera semplificata, nel senso che comunque sono due lavori completamente diversi. Per dirne una, non è detto che chi ha esperienza nella business intelligence conosca la statistica e sia in grado di utilizzare dei modelli e degli algoritmi. A quel punto diventa importante il ruolo di quelle piattaforme che iniziano a utilizzare degli algoritmi preconfezionati, di facile accesso, dando dei piccoli insight di intelligenza artificiale. Credo che questo sia un segnale interessante, perché comunque fa vedere l'evoluzione futura, nel senso che piano piano il mondo della data science entrerà sempre più all'interno delle aziende e chiunque ha responsabilità sarà costretto a conoscerla. D'altro canto è una materia molto specialistica, quindi non ci si può improvvisare. Quello che mi immagino succederà è che i team che si occupano di dati, se una volta erano tutti specializzati in business intelligence, diventeranno piano piano più eterogenei. L'altra cosa che vedo all’orizzonte , uscendo un po’ dall'ambito ICT ed entrando negli ambiti più funzionali, è che sto notando che non sono l'unico ad aver fatto questo cambio strano di lavoro da dati a business, ma che ci sono diverse persone che stanno facendo questo tipo di transizione e diverse aziende che stanno cercando persone con competenze tecniche sui dati. Quindi credo che sia sempre più una necessità aziendale quella di imparare ad utilizzare bene i dati e conoscerli bene. Quindi vedo anche molto forte questo trend di tecnici che vengono dal lato oscuro della forza e passano, diciamo, alla parte più funzionale.
E ora un po’ di musica
Canzoni per le vacanze, tormentoni estivi, ce n’è una marea, la gran parte inutili, alcuni belli e qualcuno memorabile. Come le vacanze.
Il mio preferito è questo.
Se rinasco faccio la rock star, altro che lo stregone.