Chiedere? non costa nulla! - Lo Stregone dei Dati #065
La newsletter dedicata al rapporto tra dati, tecnologia, aziende, persone ... e vita.
“La stupidità deriva dall'avere una risposta per ogni cosa. La saggezza deriva dall'avere, per ogni cosa, una domanda”.
Milan Kundera
Benvenuto alla newsletter de Lo Stregone dei Dati. Seguimi in questo viaggio alla ricerca del significato della vita digitale. Saranno necessari molti incantesimi per superare le prove disseminate lungo il percorso, ma non temere: quelli che sembrano sortilegi in realtà sono solo l’applicazione delle tecnologie all’universo di dati che ci circonda.
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Vi chiedo la cortesia di leggere nuovamente la citazione di apertura. Anzi facciamo così, la riporto qui così non perdete tempo a scrollare.
“La stupidità deriva dall'avere una risposta per ogni cosa. La saggezza deriva dall'avere, per ogni cosa, una domanda”.
Milan Kundera
E già su questo verrebbe un bel numero dello stregone, a discettare del perché le macchine che definiamo “intelligenti” non lo sono neanche da lontano e perché si parla di “saggezza” e non di “intelligenza”. Ma un po’ che non c’ho sbatta di parlare sempre di filosofia; un po’ che il Kundera mi ha fatto pensare ad altro, oggi prendo una direzione laterale, tengo la citazione ma vi parlo di magia: la magia degli strumenti.
Il re di bastoni
Il Ténéré è la parte più inospitale del Sahara, quattrocentomila chilometri quadrati di nulla. Nella lingua Tuareg “Ténéré” significa semplicemente “deserto” e quello è, un’arida distesa di terra piatta, non ci abitano neanche le dune. Tanti tanti anni fa, in un’alba color ardesia, il vostro Stregone si incamminava nel grigio, pallido chiarore di quella terra desolata. All’improvviso ho scorto qualcosa, mi sono chinato per vedere meglio e sono indietreggiato precipitosamente: stavo calpestando qualcosa che non era sabbia; ma sì, dei manufatti umani, punte di freccia, mortai e pestelli, segno inconfondibile, per quanto sorprendente, di un’antica civiltà. Stavo inciampando nelle tracce lasciate dai miei antenati, nonni zii parenti e affini, nel posto in cui 60.000 anni fa svettava una lussureggiante foresta tropicale.
Lì, forse, o in un posto simile, è avvenuta la magia. Un bel giorno il mio bis^10 nonno, stregone anche lui anche se livello ominide, inciampò in un “bastone”, o quello che identificò come tale, nel modo fumoso e nebbioso in cui la sua mente gli permetteva di identificare gli oggetti.
Non vide un pezzo di legno. Non era un semplice pezzo di legno. Era uno strumento. Poteva servire per stanare gli animali dalle buche; per arrivare ai favi di miele ancorati in alto sui rami degli alberi; per scopi bellici, venatori, ricreativi e tanto altro ancora. Se ci pensiamo, si è trattato davvero di una formidabile, stupefacente magia.
Dai bastoni agli LLM, la storia dell’intelligenza (quella generale, quella umana) corrisponde all’invenzione di modi nuovi di utilizzare gli oggetti che man mano vengono messi a disposizione, trasformandoli in strumenti atti a uno scopo. Di pezzi di legno e di algoritmi, ne è pieno il mondo e ci inciampiamo continuamente; ma strumenti, quelli sì che mancano sempre.
Games people play
Immaginiamo che durante le prossime feste ci sia un black out televisivo, chessò, un attacco ransomware concertato che all’alba di sabato 21 dicembre, inizio dei ponti di fine anno, renda inaccessibili digitale terrestre, tivù in streaming e quant’altro. Niente film, niente nuove stagioni di serie popolari, no talk show, talent non pervenuti, la televisione un mero, sia pur elegante, oggetto di arredamento. Un disastro? una benedizione? niente paura, noi stregoni abbiamo una soluzione per tutti i problemi.
Prima di tutto, don’t panic, come diceva sempre l’amico Douglas. Dopo di che … giochiamo!
Raccogliete amici e parenti convenuti per i festeggiamenti; divideteli in squadre; prendete un oggetto comune (ad esempio, una tazzina da caffè o un cuscino) e fate a gara per trovare il maggior numero possibile di usi alternativi, al di là della funzione principale.
Oltre a stimolare pensiero laterale, creatività e quello che gli psicologi chiamano "Divergent Thinking", questo gioco vi preparerà al meglio al nuovo anno. La vita infatti, vista da un certo punto, è sempre uguale a sé stessa, e se è così allora possiamo pensare che il 2025 non sarà diverso dal 2024; vista da un altro verso però, la vita è un’avventura prodigiosa dove anche la cosa più scontata risulta diversa ogni volta che la guardo.
E ora gli LLM
Il punto è che anche l’algoritmo più raffinato, la macchina più complessa, restano ferraglia se non invento cosa farci; l’unica preoccupazione diventa quella di non inciamparvi e farsi male.
E’ stato così per la blockchain: doveva cambiare il mondo, in realtà serve solo a minare bitcoin e riscaldare ulteriormente il pianeta. Aveva un potenziale rivoluzionario, ma a nessuno è venuto in mente un modo furbo di utilizzarlo.
A me pare che questo sia il rischio anche degli LLM; potenzialmente fanno un sacco di cose, ma ancora ferve la ricerca della killer application.
Se guardiamo all’utilizzo comune secondo le evidenze di family & friends, nella maggior parte dei casi si tratta di un semplice rimedio alla noia da swipe. E’ ingegnoso, divertente, carino, faccio domande più o meno intelligenti, ricevo risposte complete ed articolate, sembra di parlare con un essere umano, posso generare immagini fantasmagoriche e condividerle con gli amici del calcetto; in sostanza è una perdita di tempo o nel migliore dei casi un modo più figo di fare cose che faccio già con altri strumenti.
Molti esplorano utili utilizzi, qualcuno trova modi di usarli nella propria attività, in particolare quella lavorativa. Aiuta certamente nello sviluppo del software, nella scrittura di comunicati stampa o di romanzi a puntate; ma è ancora tutto da dimostrare che il fatto si traduca in un incremento di produttività o di efficacia.
La maggior parte degli approcci che ho spigolato in rete, peraltro, sono quantitativi: prova a utilizzarla sempre e comunque, prima o poi capiterai sull’idea giusta. Come se uno stregone potesse fare incantesimi a furia di formule e di scongiuri. Come se il genere umano si fosse evoluto a furia di colpi di clava.
Certo, se vogliamo ascoltare l’hype, ormai l’AI si trova anche nelle suole delle scarpe; ma è tutto marketing. La differenza bisogna ancora farla e riguarda i modi effettivi in cui a qualcuno verrà in mente di utilizzarla. Questa partita va ancora scritta: c’è bisogno di uno stregone.
Strategie di utilizzo
Torniamo a lui, il mio antenato, lo stregone del Ténéré. Davvero si è meritato il titolo di stregone, anzi di Stregone. L’abbiamo liquidato velocemente, ma quanti prima di lui sono passati davanti a un “bastone” senza identificarlo come tale, solo un ramo come un altro?
Chi allora inventerà un modo trasformativo, e non progressivo, per usare l’AI? Chi farà scoccare la scintilla?
I metodi per stimolare la creatività erano molto popolari qualche decennio fa. Andava per la maggiore un autore francese, tale Hubert Jaoui, per chi se lo ricorda. Ma non scherzava neanche il metodo Triz, nato da un impiegato dell’ufficio brevetti nella Russia staliniana (la storia è affascinante, la racconterò un’altra volta). Poi la parola magica “creatività” è stata sostituita da “innovazione”; sembrano simili, ma non sono per niente la stessa cosa. Senza farne questioni di definizioni, si è badato più al processo che alla scintilla; al potenziamento degli strumenti che all’invenzione del modo di usarli; alla forza bruta della macchina più che alla bellezza del calcolo.
Posso raccogliere da terra diecimila rami, piccoli, grandi, corti o lunghi, arcuati o diritti, con impugnatura ergonomica, con la punta acuminata o con un’estremità grossa e pesante, leggeri o gravosi; finché non scoccherà il pensiero giusto nel mio cervello di ominide, li guarderò con fare ottuso, li userò per grattarmi la schiena e poi li getterò per terra annoiato: un altro bastone sul cammino di una scimmia che risale sui rami.
E ora un po’ di musica
Il film “La Guerra del Fuoco” di Jean-Jaques Annaud (Il nome della rosa, Sette anni in Tibet) è del 1981. Si servì di Anthony Burgess (Arancia Meccanica) per inventare un proto linguaggio, e dell’etologo Desmond Morris per ricostruire il linguaggio gestuale dei nostri parenti di 80k anni fa.
La scena memorabile è l’ultima, non faccio spoiler per chi ha voglia di (ri)vederlo, dico solo che per come l’ho letta io, nel confronto con le forze immense della natura il nonno accede alla spiritualità, e diventa essere umano. Nel frattempo gustatevi la colonna sonora, di Philippe Sarde.