Che fretta c'è - Lo Stregone dei Dati #067
La newsletter dedicata al rapporto tra dati, tecnologia, aziende, persone ... e vita.
“Che cos’è la prudenza? La parte migliore del coraggio”.
Muriel Spark
Benvenuto alla newsletter de Lo Stregone dei Dati. Seguimi in questo viaggio alla ricerca del significato della vita digitale. Saranno necessari molti incantesimi per superare le prove disseminate lungo il percorso, ma non temere: quelli che sembrano sortilegi in realtà sono solo l’applicazione delle tecnologie all’universo di dati che ci circonda.
☢️ Questo post contiene materiale ad alto rischio di nostalgia ☢️
Siete nel pieno della festa di Capodanno. L’entusiasmo iniziale è passato e quantità smisurate di cibo e bevande hanno indotto una stuporosa, rassegnata attesa dello scoccare della mezzanotte. Ma manca ancora tanto, tantissimo tempo! Cosa fare per ravvivare l’ambiente? E’ facile, mettiamo su un po’ di musica!
Già, ma quale musica? All’evento partecipa gente di tutti i tipi, età e gusti musicali, qualcuno ama ballare, qualcuno no, quello che piace a uno fa schifo a un altro. Esiste una canzone che possa suscitare universale acclamazione? Sarà forse il brano più scaricato? il tormentone dell’estate riesumato per l’occasione?
Un brano del genere esiste, ma non lo indovinerete mai, dovete provare per credere: il pezzo riempipista è “Maledetta Primavera”. Tutti la riconosceranno sin dalle prime note “nooooh” e al primo ritornello inizieranno a cantare, tutti in coro, oltugheter, “che importa seeeeeeee” e via andare. Avete salvato la festa, forza un’altra fetta di panettone!
Che pezzo di canzone!
Musica di Gaetano Savio, testo di Amerigo Cassella, voce e interpretazione, quello lo sapete senz’altro, di Loretta Goggi.
Un brano apparentemente semplice, in realtà orchestrato attorno a una complessa serie di modulazioni (cambi di tonalità) che donano dinamicità alla struttura armonica. In ogni caso piace a tutti, a prescindere da età, gusti, tendenze, ceti sociali, culture e religioni. Il Rossi (Paolo, Pablito, non quell’altro) della canzone italiana. Seconda al Festival di Sanremo dietro a “Per Elisa”, una sfida fantastica, vibrante altro che il minestrone predigerito e falsamente provocatorio che fra poche settimane agiterà il palco dell’Ariston ... ma vabbè.
Il trentunesimo Festival di Sanremo si svolse al Teatro Ariston di Sanremo dal 5 al 7 febbraio 1981 con la conduzione di Claudio Cecchetto (per la seconda volta consecutiva) ed Eleonora Vallone e con la partecipazione di Nilla Pizzi (quest'ultima in veste di madrina per i trent'anni della manifestazione). L'edizione fu vinta da Alice con il brano Per Elisa, scritto dalla stessa cantante insieme a Franco Battiato e Giusto Pio. Seconda giunse la favorita della vigilia Loretta Goggi con Maledetta primavera e terzo Dario Baldan Bembo con Tu cosa fai stasera?. (da Wikipedia)
Veniamo al punto: il pezzo è di 44 anni fa.
Classici
C’è un gruppo nutrito e qualificato di bibliofili che sostiene che gli unici libri che vale la pena leggere sono quelli di cui sia ormai scaduto il diritto d’autore. Non tanto (non solo) per poter risparmiare scaricandoli gratis in piena legittimità, ma perché solo il tempo può selezionare quello che veramente è degno del nostro tempo (il gioco di parole è voluto e denso di significato, un vecchio trucco da stregone).
Il tempo seleziona, purifica, tonifica : non è vero anche per altre importanti cose umane? l'amore? il vino? i francobolli?
Noi viviamo piuttosto in un'era di immediatezza. Altro che il Milanese Imbruttito, sempre di fretta, sempre alla rincorsa. Noi siamo Digitali Imbruttiti. Instant messaging. Infraday trading. Early adopters. Non ci basta più neanche il presente, in realtà il gioco è sul futuro, in spasmodica, famelica ricerca della TNBT (The Next Big Thing).
Al posto del Sacro Graal, reliquia di un fatto accaduto nel lontano passato, siamo alla ricerca di quello che ancora non c'è e che peraltro perderà in importanza proprio quando verrà in esistenza, perché a quel punto sarà alla portata di tutti e non discriminerà più.
Tra le opere che nel 2024 sono entrate nel Public Domain brillano «Niente di nuovo sul fronte occidentale» di Erich Maria Remarque; «L’amante di Lady Chatterley» di D.H. Lawrence; «Orlando» di Virginia Woolf. Tanta roba.
Tutto il mondo moderno è costruito intorno al modello dell'investimento in borsa. Il guadagno si genera quando compro a 100 quello che domani può valere 110, o 150, o 200. Perché mai dovrei comprare a 100 quello che domani varrà sempre 100? Il valore attribuito non è quello effettivo al presente, ma quello potenziale nel futuro.
Addio equilibrio esistenziale: siamo nuotatori sospesi nell’atto di tuffarsi, scorre la timeline e noi non tocchiamo l’acqua, perché se la tocchiamo siamo FINITI, imprigionati nel presente che in quanto tale è reale e contiene quel che contiene, nulla di più e niente di meno, mentre solo il futuro può offrirci le “potenzialità”, le “opportunità”, le “possibilità”. Tra le coniugazioni abbiamo conservato solo l’indicativo futuro e il condizionale presente.
Tech future
Anche la rivoluzione degli LLM l’abbiamo presa lancia in resta, sguardo fisso all’orizzonte, speroni piantati nei fianchi del cavallo (metafora totalmente virtuale, nessun cavallo è stato maltrattato per la produzione di questo post). Non stiamo certo rallentando, ci mancherebbe, anzi continuiamo a scalare gli investimenti.
Nel frattempo però è iniziato un dibattito su due punti fondamentali relativi alla nuova ondata di tecnologia:
sarà effettivamente utile?
se sì, in che modo?
Ora, ci sta. Anche se qualcuno potrebbe osservare che era meglio accertarsi dell’effettiva utilità PRIMA di investirci miliardi. Ma ripeto, ci sta. Nasce qualcosa che sembra riservare grandissime promesse, e prima di capire se e come, si corre per il “land grabbing”, occupare velocemente quote di un mercato adesso piccolo, domani potenzialmente enorme. Ma a noi conviene seguire questa logica da venture capitalist?
I VC scommettono su 10 avventure (venture, appunto) sapendo che quella giusta, l’unica che avrà successo, ripagherà ampiamente anche il fallimento delle altre. Loro possono investire su 10 o 100 cavalli diversi. Ma noi di vita, di lavoro, di azienda ne abbiamo una sola - peraltro l’anno scorso i VC negli Stati Uniti hanno riportato indietro i 3/4 di quello che hanno investito, e qualche domanda se la stanno facendo anche loro.
E poi; tutto questo capitalismo finanziario che non considera il valore attuale, ha senso? Poniamo il caso che qualcuno di voi erediti da uno zio brasiliano una bella aziendina che ogni anno confeziona un profittino di qualche milione di euro. Prospettive stabili, mercato tranquillo, è sufficiente ispezionare l’attività con regolarità per assicurarsi che tutto vada per il meglio. Mettereste a rischio tutto l’albaradan per un audace piano di innovazione ed espansione, basato sull’utilizzo delle ultime scoperte dell’AI ? o piuttosto vi godreste i guadagni, e dedichereste il tempo che vi rimane a leggere i classici della letteratura? o a fare altre cose divertenti, sono sicuro che non vi manca la fantasia (… attimo di sospirosa immaginazione, isole tropicali, resort 6 stelle lusso, SPA, piscina …)
Indubbiamente ci sono molte e valide obiezioni a questo ragionamento:
avessimo fatto così, saremmo ancora a fare i calcoli con l’abaco (e noi stregoni prevederemmo il futuro affidandoci ancora all’osservazione del volo degli uccelli e alla lettura dei report delle società di consulenza)
l’oggi va bene se sei un incumbent, ma se sei un challenger devi scommettere sul domani
l’uomo, si sa, è inquieto, si annoia facilmente e se si annoia inizia a far casino; meglio tenerlo concentrato su cose nuove
le case editrici devono pur vivere, e se non promuovono nuovi libri come fanno?
In realtà parrebbe che la maggior parte dei guadagni delle case editrici venga dal cosiddetto back catalog, i libri pubblicati nel passato - e pare che valga anche per la musica.
Ma non siamo certo qui per cedere a muffose nostalgie di un ieri che non c’è più. L’uomo è viator, è tale finché cammina verso terre nuove. Non sempre però, non per forza, non per partito preso. C’è un tempo per esplorare e un tempo per consolidare. Il punto è di guardarsi dall’ansia (a proposito, l’ansia, la grande dominatrice della nostra era) della novità a tutti i costi, vivere la vita come una perpetua seduta del NASDAQ, come un continuo CES di Las Vegas.
E se alla fine della corsa scoprissimo che questi LLM non sono poi così trasformativi? Che seguono il destino di qualche loro cugino recente, tipo la blockchain? o la realtà virtuale/aumentata? i wearable? i veicoli autonomi? tutte promesse che si sono piantate in mezzo alla strada, alcune svanite, altre magari larvatamente utili, nessuna che ha avuto davvero un impatto sul nostro mondo: roba carina, ma tutto sommato irrilevante. Se andasse a finire così, guardandoci indietro, saremmo certi di avere speso bene le nostre carte professionali, frastornati dalle urla di chi sventolava la AGI come possibile, imminente, anzi già tra di noi?
Non ha senso stare fermi; ma è cruciale scegliere bene la direzione verso la quale partire, tanto quanto la velocità da seguire per percorrerla.
Non badate a quello che vi dice la propaganda, che spaccia il nuovo come un bene assoluto. Diamo retta piuttosto al Maestro Oogway di Kung Fu Panda (che peraltro riecheggia Sant’Agostino)
“Ieri è storia. Domani è un mistero. Oggi è un dono. Ecco perché lo chiamiamo Presente.”
Certo non è la logica dei VC e delle società quotate. Che non a caso non ho quotato (anglicismo per citato, di nuovo un gioco di parole etc.) a caso. E qui mi fermo.
E ora un po’ di musica
Solo lui, Bob, lo stregone degli stregoni, il premio Nobel che ha sdoganato la cultura folk, poteva mettere un punto definitivo su questa questione del presente, del passato e del futuro. Ovviamente lo fa a modo suo: “I was so much older then, I am younger than that now”.
Un dilemma per risolvere il dilemma, fantastico! Nella m-e-r-a-v-i-g-l-i-o-s-a versione dei Byrds.
Se poi invece vi è venuta voglia di godervi Maledetta Primavera, questo è il link.
Grazie mille Stefano, mi fa molto piacere. Anche per me la lettura de Il Cigno Nero è stata fondativa, ha cambiato il modo di percepire e valutare le cose.
Mi hai riportato alla memoria quella che va sotto il nome di legge Lindy https://it.wikipedia.org/wiki/Effetto_Lindy . Ne parla tanto il mio amato Nassim Taleb suggerendo a tutti di leggere (soprattutto) i libri classici della letteratura perchè sono stati "validati" dal tempo :-) Bellissima edizione della newsletter che mi ha fatto riflettere .... Grazie!