Lo stregone dei dati #015
La newsletter dedicata al rapporto tra dati, informazioni e tecnologie trasformative. Per gestire l'azienda come una "data & technology company".
“Una mente intelligente è quella che rimane in costante apprendimento”
Bruce Lee
Benvenuto alla newsletter de Lo Stregone dei Dati. Seguimi in questo viaggio alla ricerca del tesoro nascosto della competitività di impresa. Saranno necessari molti incantesimi per superare le prove disseminate lungo il percorso, ma non temere: quelli che sembrano sortilegi in realtà sono il risultato dell’applicazione delle tecnologie digitali all’universo di dati che ci circonda.
Il mondo, in fondo, è un’informazione, e questa è la chiave per viverci e prosperare.
Abbonati, condividi e se vuoi contattami a alessandro.cederle@thedatawarlock.com
La strage silenziosa
L’argomento è spiacevole, anzi drammatico.
Secondo l’OMS ogni anno 1.3 milioni di persone muoiono vittime di incidenti stradali. 50 milioni sono i feriti, molti di quali rimangono invalidi. L’impatto sull’economia mondiale è pari al 3%. Per quanto riguarda l’Italia ogni giorno ci sono 325 incidenti, 436 feriti e 6,5 morti.
Non mancano le buone intenzioni e gli ottimi propositi. L’ONU include tra gli ormai celebri Sustainable Development Goals il dimezzamento delle vittime stradali entro il 2030. Nonostante ciò gli incidenti non accennano a diminuire e cresce il famigerato indice KSI - killed or seriously injured individuals, persone uccise o ferite gravemente.
E’ del 1863 il primo atto normativo italiano che sancisce l’esistenza delle automobili, un decreto reale siciliano relativo a “vetture a vapore senza bisogno di rotaje”. Il primo regolamento che tenta di imporre una disciplina alla circolazione nasce a Milano nel 1929. Nel frattempo è una strage. Non esistono patenti, semafori, strisce pedonali, regole sulla precedenza. Animali, persone e molti bambini vengono travolti e uccisi. I freni sono uno scherzo, la vetture sono più spesso guaste che funzionanti, la febbre della velocità (con punte di 20 km/ora, mostruose per l’epoca) appanna i sensi e incita al rischio.
Il problema sta nella soluzione
Dove sta la soluzione? Sentiamo ancora l'ONU. “Secondo l'iniziativa lanciata di recente, progressi più rapidi dell'Intelligenza Artificiale sono vitali affinché ciò avvenga [il raggiungimento dell’obiettivo al 2030] , soprattutto nei paesi a basso e medio reddito, dove ogni anno si perde la maggior parte delle vite sulle strade”.
Già, l'Intelligenza Artificiale. Ma come usarla in concreto?
C’è una prima via chiara e già tracciata: attendere le vetture a guida autonoma, che dovrebbero finalmente porre fine alle mancanze, agli errori, alle imprudenze, alle distrazioni, alle ebrezze e ubriachezze e strafattezze e mancanza di rispetto per i limiti di velocità. Un sistema di guida autonoma non beve, non si fa, non messaggia sul telefonino mentre guida, anzi lo fa ma usando processori che agiscono in parallelo e non in alternativa al cervello unico che ci ritroviamo noi umani; non si dimentica di nulla e nulla gli sfugge perché segue regole fisse, efficaci e immutabili, finché non vengono mutate perché ha imparato a fare meglio.
Ma quanto ci vorrà? Nei 14 giorni che ci ho messo io a preparare e scrivere questo post sono morte 49.863 persone, è difficile stare qui e aspettare che gradualmente maturi una tecnologia di per sé estremamente complessa e che comunque arriverà fra molto tempo nei paesi più poveri e che più ne hanno bisogno.
C’è dunque un’altra via, puramente analitica, che passa dai dati e dalla nostra capacità di dare loro un senso. Analizzare, capire, adattarsi.
Non è così facile come sembra. Ogni città nel mondo persegue l’obiettivo “zero incidenti” in modo diverso e qui sta una parte importante del problema. Poiché ognuno segue una strategia diversa partendo da condizioni di contorno differenti diventa difficile capire cosa funziona e cosa no, o meglio quali iniziative sarebbe opportuno estendere da un ambito a tutti gli altri.
And the killer is …
Tutto sommato si tratta di applicare il buon senso potenziandolo opportunamente con i famosi algoritmi.
Si comincia con il contare le vittime sulle varie strade, associandole alle caratteristiche dell’infrastruttura viaria nel luogo dell’incidente e al “modal share”, vale a dire la percentuale di persone che utilizzano i diversi mezzi di locomozione nei vari posti. In questo modo si risale dagli effetti alle cause.
Chi è il killer? Lo sveliamo subito seguendo la tecnica del tenente Colombo, prima si scopre chi è l’assassino e poi si racconta come si è fatto a catturarlo.
Oslo è la migliore città europea (tra quelle mappate), Sheffield la peggiore
Le città con la più alta percentuale di gente che utilizza i piedi o la bicicletta per spostarsi sono più sicure
La maggiore densità di strade con limiti di velocità limita le vittime tra gli automobilisti, ma non tra ciclisti, pedoni e motociclisti
La presenza di elementi che occupano l’ambiente urbano (cartelli, pubblicità, etc.) distraggono gli automobilisti e aumentano i problemi
Il metodo
Nel dettaglio. Si prende il database delle collisioni; lo si imposta in una matrice, vale a dire quanti incidenti di un pedone con una moto, di un pedone con un'automobile, con un ciclista, e così via. Come il campionato “all’italiana”, per intenderci. In questo modo si studiano le interrelazioni tra i diversi mezzi di locomozione.
Ogni evento viene poi collegato a fattori quali: la densità della popolazione, il rapporto tra l'area ciclabile totale e l'area di guida totale, il rapporto tra l'area limitata a bassa velocità totale e l'area di guida totale, le quote modali per gli spostamenti a piedi, in bicicletta, i trasporti pubblici e i veicoli a motore, la temperatura media annuale, la media annuale precipitazioni e il PIL medio pro capite.
Si aggiunge del ghiaccio, un’oliva e si agita nello shaker. Poi si applica l’ingrediente segreto, l’Akaike Information Criterion (AIC) che è un algoritmo per valutare gli algoritmi che spiegano l’associazione tra tutte queste variabili, fino a selezionare l'equazione migliore. Non spaventatevi, c’è pure il modulino su Knime, buttate dentro la banca dati e fa tutto lui (o quasi) senza dovere scrivere una linea di codice e senza sapere cos’è un logaritmo (a proposito, cosa saranno mai ‘sti logaritmi?).
Quello che importa è che dallo shaker emergono delle raccomandazioni: andate a piedi o in bicicletta; spogliate le strade il più possibile da qualunque cosa possa attrarre l’attenzione; imponete limiti di velocità stringenti; e altre che emergeranno nel futuro dagli studi che si stanno succedendo sull’argomento.
Con il tempo si arriverà a cose interessanti tipo:
sistemi che calcoleranno la velocità ideale per quel tratto di strada in ragione di tutte le variabili presenti, adeguandola automaticamente secondo il grado di rischio previsto
sistemi che regolano i sistemi che regolano il traffico attraverso i semafori, aumentando o diminuendo la durata del rosso per ottimizzare la densità dei veicoli presenti e minimizzare il rischio complessivo
piani di simulazione urbana che disegneranno sensi unici, corsie e rotonde in modo da ridurre la probabilità di incidenti. Lasciamo all'AI il grave compito di decidere senso delle rotatorie, dislocazione delle ciclabili, presenza di circonvallazioni etc.
app per lo smartphone che ci convinceranno a abitudini più salutari ricordandoci in tempo reale qual è la probabilità di incorrere in un incidente mortale se continuiamo a guidare in quel modo. In questo momento hai x% di probabilità di schiantarti e in quel caso l'x% di probabilità di subire l'amputazione di uno o di entrambi gli arti superiori
Take away
Ci sono due modi di intervenire su un problema qualsivoglia, che sia quello tragico che abbiamo trattato oppure altri più prosaici quali il calo del fatturato o l’aumento del peso corporeo in prossimità della prova costume.
Il primo è quello di cercare una soluzione “discreta”, cioè che cambi il framework di riferimento. Nel caso degli incidenti stradali sarà la macchina a guida autonoma; nel caso del fatturato sarà il lancio di un nuovo prodotto, o la ristrutturazione delle aree commerciali; per il peso sarà una nuova dieta, o rivolgersi a un nuovo dietologo, oppure passare dal dietologo al nutrizionista, che non è detto che sia di più però costa senz’altro di più.
Questo tipo di soluzione corrisponde al modo di vedere il mondo tipo capitalismo occidentale non sostenibile, c’è sempre qualcosa più in alto a destra nel grafico che vale la pena perseguire superando quello che sta in basso a sinistra.
Il secondo approccio è quello analitico sostenibile judoka, che riflette sulle caratteristiche dell’esistente per usarle a proprio vantaggio.
Non è direzionale, si espande in ogni verso, non cresce, pulsa. Invece di risolvere il problema con una soluzione, trova la soluzione all'interno del problema.
L’intelligenza artificiale serve a produrre sistemi altrimenti non pensabili; ma anche a pensare ai sistemi che già ci sono, rendendoli migliori.
Nel frattempo, in attesa di tutto ciò, ci dovrà bastare la nostra cura e la nostra preoccupazione. Neanche l'Intelligenza Artificiale può sopperire alla mancanza di buon senso di chi non allaccia la cintura propria e soprattutto quella dei bambini; di chi usa il cellulare mentre guida; di chi si mette alla guida dopo un paio di Negroni sbagliati; di chi va veloce, troppo veloce.
Per approfondire:
Identifying urban features for vulnerable road user safety in Europe
Artificial intelligence can help halve road deaths by 2030
Together, human expertise and AI can make city streets safer, scientists say
Quando a Napoli arrivò l’automobile
E ora un po’ di musica
È lo Springsteen più cupo, notturno, dolente.
C’erano sangue e vetri tutt’intorno, e non c’era nessun altro, ero da solo. Mentre cadeva la pioggia ho visto un ragazzo sul ciglio della strada, piangeva mentre chiedeva aiuto.
A volte di notte mi alzo a sedere, al buio, e la guardo mentre dorme. Poi torno a letto e l’abbraccio forte, sto lì sveglio nel cuore della notte e ripenso all’incidente in autostrada.