La mia mucca è mia - Lo Stregone dei Dati #062
La newsletter dedicata al rapporto tra dati, tecnologia, aziende, persone ... e vita.
“Rinunciare alla spontaneità e all'individualità significa soffocare la vita.”.
Erich Fromm
Benvenuto alla newsletter de Lo Stregone dei Dati. Seguimi in questo viaggio alla ricerca del significato della vita digitale. Saranno necessari molti incantesimi per superare le prove disseminate lungo il percorso, ma non temere: quelli che sembrano sortilegi in realtà sono solo l’applicazione delle tecnologie all’universo di dati che ci circonda.
☢️ Questo post contiene materiale a basso potenziale di risate ☢️
Un attempato cittadino decide di trascorrere una bella giornata in campagna, in mezzo alla natura. Raggiunta una zona collinosa, abbandona la macchina e inizia a passeggiare per le strade sterrate che conducono da un podere all’altro.
Scorge un contadino, appoggiato a una staccionata, che contempla due magnifiche mucche pezzate. Decide dunque di avvicinarsi per fare due chiacchiere.
“Belle queste mucche!”
Il contadino si volta, lo guarda, lo squadra, poi si volta di nuovo verso il campo e risponde.
“Belle sì! La vede quella sulla sinistra? Quella l’anno scorso ha vinto un premio alla festa provinciale dell’agricoltura”.
”E l’altra?”
”Anche lei, sì sì, pensi che ha vinto lo stesso premio ex aequo”.
Segue qualche momento di silenziosa e grata contemplazione dell’universo.
”Ah. E latte ne fanno tanto?”
”Altroché! La vede quella sulla sinistra? Ogni giorno i suoi bei 20 litri”.
”E l’altra?”
”Anche lei, sì sì, 20 litri al giorno anche lei”.
”E dica un po’, hanno partorito tanti vitelli?”
”Altroché! Quella sulla sinistra tutti gli anni fa un bel vitellino sano e forte!”
”E l’altra?”
”Anche lei, sì sì, tutti gi anni un bel vitellino”.
Un po’ stizzito.
”Mi scusi, ma perché mi parla sempre della mucca sulla sinistra, quando quella sulla destra fa esattamente le stesse cose?”
”Beh, chiaro, perché quella sinistra è mia”.
”Aaahh, capisco, e l’altra di chi è?”
”Anche lei, sì sì, mia anche lei”.
La mia mucca è mia
Chiedo scusa. Già raccontata non è che faccia molto ridere, figuriamoci letta così. Ma le barzellette racchiudono spesso un significato importante.
Il vostro stregone è appassionato di musica e segue con curiosità gli sviluppi dell’AI generativa nel campo della produzione musicale. Ad oggi alcuni di questi sistemi sono già in grado di generare canzoni che sono altrettanto belle … anzi, meglio detto, non sono più brutte di quelle posizionate ai primi livelli delle classifiche.
Mi sono chiesto dunque: che senso ha continuare a fare musica, a produrla con mezzi umani, quando l’AI sarà presto in grado di creare (si fa per dire) canzoni e musiche eccellenti?
In realtà la questione ha poco senso. Da sempre si fa musica eccellente, entusiasmante, sublime. Eppure questo non ha impedito e non impedisce a centinaia di milioni di persone di continuare a suonare, cantare, strimpellare, da soli o in gruppo, nella banda del paese o in una metallissima band di incazzati borchiati. La stragrande maggioranza di questi musicisti suonano male o malino; se ne rendono conto; ma continuano a suonare; perché? Chiaro, perché brutta o bella, quella musica è la loro. Come la mucca del contadino. O come la rosa del Piccolo Principe.
Di certo, un passante qualsiasi penserebbe che voi siete simili. Ma lei da sola è più importante di tutte voi altre insieme, perché è lei che ho innaffiato. Perché è lei che ho protetto con un paravento. Perché erano su di lei i bruchi che ho ucciso (salvo i due o tre che ho tenuto per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltato lagnarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa.
A pochi chilometri da me Stefano Bollani o Samuele Bersani stanno tenendo un grande concerto; mentre su qualche server posizionato intorno al mondo un algoritmo sta generando musica sintetica; ma io continuo a prendere la chitarra in mano, nella mia cameretta, e a strozzarmi la voce inseguendo i miei idoli. Come cantava il poeta, saranno cose già sentite, o scritte sopra un metro un po’ stantio, ma intanto questo è mio.
Altri pascoli
Una ricerca YouTube ha di recente rivelato quale sia la componente essenziale per conquistare l’attenzione degli utenti: basta mappare le loro emozioni. «Oggi è possibile avere insight sull’impatto emotivo dei contenuti video, identificando gli elementi che suscitano maggiore interesse, coinvolgimento e memorabilità e che permettono quindi di ottimizzare la creazione di video in grado di creare connessioni più profonde con il pubblico», afferma Francesca Mortari, Direttore YouTube Spain & Italy.
Le chiamano neuroscienze, suona molto figo. In realtà ci scannerizzano la mente tramite raggi x, infrarossi, campi magnetiche o onde radio mentre guardiamo qualcosa e da lì inferiscono cosa ci fa piangere, sospirare, ridere o bestemmiare, così celeste, she's my babe, sembra bello in realtà è pubblicità [jingle].
Sono l’unico che trova tutto ciò disgustoso? Vien voglia di impegnarsi a comprare i prodotti concorrenti di quelli pubblicizzati, e ci sto pensando seriamente.
La chiusura del cerchio
Es claro?
Genero in modo automatico e “intelligente” dei contenuti, siano canzoni, serie tv, film, libri, articoli di giornale, manuali di istruzioni, fotografie, dipinti, sculture, edifici, interfacce grafiche, vestiti, mobili, loghi, automobili … li sottopongo al gradimento del pubblico pagante, vedo come reagisce e alimento un sistema di retroazione che mi rimanda alla fase di creazione. Tutto ciò in modo fine, granulare, tenendo conto delle stagioni, del luogo, dell’ora del giorno, dell’età, altezza, peso, sesso, gruppo etnico di appartenenza, e in definitiva del tipo di comportamento da indurre. Non è certo roba nuova, ma il sistema adesso viaggia a mille in quanto potenziato dall’AI-nandrolone.
Istruisco l’output, mappo l’input, so cosa esce, prevedo con esattezza cosa rientrerà, in mezzo ci stiamo noi poveretti che funzioniamo da passive, inconsapevoli casse di risonanza, utili solo per produrre spesa in consumi; finché a qualcuno verrà l’idea del modo migliore di saltare questo livello intermedio, che produce solo rumore, confusione e inefficienza. D’altronde così è la razza umana: rumorosa, confusa e inefficiente, tutto sommato non possiamo fare a meno di amarla così com’è. Almeno fino a oggi.
Così la mia mucca, sì lo ripeto, la mia mucca, smetterà di fare latte, partorire vitelli e partecipare a fiere locali; la mia rosa non verrà più annaffiata, protetta, ascoltata e vezzeggiata. Verranno sostituite da entità sintetiche, molto più belle e performanti, ma che non mi appartengono più, che non posso chiamare più “mie”. Sarà il coronamento di quel processo di alienazione che altri, a suo tempo, hanno descritto e temuto.
Resistiamo. Continuiamo a strimpellare malamente; a passare le domeniche mattina sul bordo dei Navigli o tra i colli piacentini per dipingere a olio l’ennesimo paesaggio fuori prospettiva; a riprendere l’attività della compagnia che ogni anno riusciva a mettere in scena, con quelli che ci piaceva chiamare “artisti di strada”, un Molière, un Pirandello o una commedia in dialetto; financo a giocare a bocce, disciplina antica ed epica che più nessuno frequenta. Sarà sempre meglio che passare il tempo a guardare l’ennesima serie televisiva fotocopia; ad ascoltare questi musicisti tutto chiacchiere, fumogeni, paillettes e voci controllate dai plug-in; ad ammirare questi atleti che compiono apparenti prodigi al prezzo di farsi distruggere il fisico dalle stesse bombe che lo esaltano.
Scopriremo che è proprio vero, la bellezza è soggettiva, tanto nella sua realizzazione quanto nel suo godimento; che ogni atto di creazione è un prodigio; che i simulacri di emozioni artificialmente indotti sono la pallida ombra del godimento del cuore quando dà un nome alle cose; che quella mucca è speciale perché è mia, e la mia rosa, la rosa mia, la mia rosa bella, è la più importante tra tutte.
E ora un po’ di musica
Parlando di bellezza: ma quanto è assurdamente bello questo pezzo del 1976, nato come protesta contro i locali costretti a chiudere a mezzanotte causa l’austerity? È proprio vero che è la scarsità, e non l’abbondanza, a tirare fuori il meglio da noi. Enjoy.
Saranno cose già sentite
o scritte sopra un metro un po' stantìo, ma intanto questo è mio
e poi, voi queste cose non le dite,
poi certo per chi non è abituato pensare è sconsigliato,
poi è bene essere un poco diffidente
per chi è un po' differente...